Stupratore marocchino non era stato espulso perché Marocco non lo rivuole

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Lo stupratore di Segrate, fermato dai carabinieri con l’accusa di aver rapinato e violentato una 44enne nell’ascensore di casa, non poteva essere espulso perchP il Marocco — suo Paese d’origine secondo le autorità italiane — ha bloccato i voli di rimpatrio, e sui pochi aerei che arrivano nel Maghreb dall’Italia è stato vietato l’imbarco di cittadini espulsi. Così l’ennesimo ordine di allontanamento firmato dal questore di Milano l’8 settembre scorso non è mai stato eseguito.

Non solo ce li mandano, ma rifiutano anche di riprenderseli. E il governo più idiota del mondo non si impone nemmeno al Marocco.

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Il caso del marocchino Ayoub Gerrad, 27 anni, questo è il vero nome del sedicente 30enne libico Hamza Sara (l’identità con cui si era registrato al suo arrivo a Lampedusa), si trascina da più di cinque anni tra tentativi falliti, buchi nell’acqua, resistenze e un’interminabile sequela burocratica. Un problema che, con il blocco causa Covid, riguarda tutti gli irregolari marocchini. E che riesplode con gli attacchi della Lega e di Fratelli d’Italia al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

Si inizia nel 2016, quando sulle coste di Lampedusa approda un barcone o una nave ong con a bordo, insieme ad altre centinaia, un clandestino alto un metro e settantacinque, senza documenti, che racconta di essere partito dalle coste libiche. Nell’hotspot dell’isola dice di essere nato a Tripoli e di chiamarsi Hamza Sara. Gli viene assegnato un «Cui», il codice unico d’identificazione, in attesa di poter effettuare verifiche con la Libia. Dopo essere stato trasferito dall’isola, sparisce. Ma lascia un’infinità di tracce in tutta Italia prima di arrivare in Lombardia dove nel 2018 viene condannato a 3 anni e 4 mesi dalla corte d’Appello di Brescia. Una fila di arresti e denunce: violenza, minacce, resistenza, oltraggio, danneggiamento, diversi ordini di espulsione.

Il 27enne però non è libico. Il nome vero è Ayoub Gerrad, che fornisce in occasione di alcuni controlli di polizia. Si riparte dall’inizio. E i tempi si allungano perché Rabat non lo riconosce. E senza che il Paese d’origine accetti il rimpatrio è impossibile caricarlo su un volo. Viene scarcerato da Vigevano, si sposta a Milano dove ridiventa un fantasma. A settembre scatta il nuovo ordine di espulsione. Viveva tra Pioltello e Trezzo d’Adda, case dormitorio e amici di strada. Davanti al giudice ha scelto di non rispondere.




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