Islamici integrati prima di diventare ‘italiani’: “Odiamo l’Italia, faremo una strage”

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Chi stiamo ospitando a casa nostra? In questi anni poche centinaia le espulsioni di terroristi islamici che odiano l’Italia e pronti a fare stragi. E solo perché non erano ancora diventati ‘italiani’. Solo questo ci separa da attentati islamici. E abbiamo poco tempo, visto quello che è accaduto a Milano e Torino.

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Ad esempio, un 31enne egiziano che venne espulso non appena scarcerato dalla casa circondariale di Parma. Era stato segnalato dal Dipartimento affari penitenziari “per aver posto in essere, con comportamenti aggressivi e minacciosi, un’attività di proselitismo islamico in chiave radicale (come se ci fosse un islam moderato ndr…) nei confronti di altri detenuti, distribuendo proclami jihadisti che inneggiavano alla ‘conquista di Roma’ da parte dello stato islamico ed alla sconfitta dei ‘nemici crociati'”.

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Inoltre, alimentato da sentimenti di odio verso l’Italia, ha esternato l’intenzione di compiere “un’azione eclatante” una volta rimesso in libertà.

Ma ci sono tanti casi in questi anni, con protagonisti nordafricani. Esempi di integrazione. Come l’egiziano di 51 anni, residente nel Comasco che con il figlio di 23, latitante in Siria progettava attentati. L’operazione venne denominata “Talis pater”. Con provvedimento del ministro dell’Interno venne rimpatriata, per motivi di sicurezza pubblica, anche una cittadina marocchina di 45 anni, moglie del 51enne e madre del giovane terrorista islamico.

Figlio
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Sayed Fayek Shebl Ahmed, nato a Il Cairo, e Saged Sayed Fayek Shebl Ahmed, nato a Zenica e latitante in Siria a combattere per la jihad.

Era stato il padre, che in passato ha combattuto in Bosnia, a radicalizzare il figlio, spingendolo perché si impegnasse per la causa jihadista. La madre supportava il marito, mentre l’altro figlio della coppia, di un anno più giovane, era definito dai genitori “un cane” perché viveva meno all’islamica. Marito e moglie hanno anche una figlia di 21 anni.

O come a Treviso, due cugini macedoni, residenti entrambi in provincia e seguaci del jihad, in contatto con soldati dell’Isis, anche loro espulsi.

Rimpatriarli tutti. Nel senso tutti i musulmani. O faremo la fine della Francia.

Il problema è che con lo ius soli, o anche con la nostra legge tra qualche anno, non potremo espellerli più. Perché saranno ‘italiani’. Dobbiamo agire, prima che sia troppo tardi.




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