Vaccini non proteggono da variante africana Omicron, boom ricoveri: diverse regioni verso zona rossa

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Nuovo report Gimbe: “Obbligo vaccino over 50 non ha sortito grandi effetti”

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Aumentano i ricoveri covid in ospedale in Italia e il rischio che qualche regione finisca in zona rossa a fine mese c’è. E’ l’allarme lanciato oggi da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, commentando l’ultimo monitoraggio della Fondazione. “A meno di ‘iniezioni’ di posti letto dell’ultima ora o di modifica dei criteri per classificare i pazienti Covid ospedalizzati, entro fine mese numerose regioni andranno in zona arancione e qualcuna rischia la zona rossa. Un colore che certificherebbe il fallimento nella gestione della quarta ondata, nonostante la disponibilità di vaccini molto efficaci nel prevenire la malattia grave”, afferma Cartabellotta.

Aumenta la pressione della pandemia sugli ospedali: sia in area medica con un 4.155 accessi in più, con un incremento del 31,2%, che in terapia intensiva con 285 ricoveri, con un aumento del 20,5% secondo il monitoraggio Gimbe nella settimana 5-11 gennaio, rispetto alla precedente. Secondo il report c’è “un netto aumento di nuovi casi (1.207.689 contro 810.535) e dei decessi (1.514 contro 1.102). In forte crescita anche i casi attualmente positivi (2.134.139 contro 1.265.297), le persone in isolamento domiciliare (2.115.395 contro 1.250.993), i ricoveri con sintomi (17.067 contro 12.912) e le terapie intensive (1.677 contro 1.392)”. “Nella settimana 5-11 gennaio – riporta il documento – c’è stato un aumento del 49% dei nuovi casi con incidenza che in 56 province supera i 2.000 per 100mila abitanti”.

“La recente introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 al momento non ha sortito grandi effetti visto che in questa fascia anagrafica i nuovi vaccinati sono solo 73.690”, si sottolinea. “Nella settimana 3-9 gennaio si registrano 483.512 nuovi vaccinati (+62,1%) rispetto ai 298.253 della settimana precedente – riporta il documento – L’aumento riguarda in particolare la fascia 5-11 (267.412; +53,3%) e quella 12-19 (61.778; +65,5%)”. “Sono oltre 8,6 milioni le persone senza nemmeno una dose di vaccino, di cui quasi 3 milioni nella fascia 5-11 anni”, evidenzia il report. Sempre riguardo agli 8,6 mln senza una dose, “oltre 800 mila sono nella fascia 12-19 e 2,21 milioni sono over 50 ad elevato rischio di malattia grave e ospedalizzazione”, precisa Gimbe.

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Nell’ultima settimana “si è registrata un’ulteriore impennata di nuovi casi che hanno superato quota 1,2 milioni, con un incremento che sfiora il 50% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che aumenta da 128.801 del 5 gennaio a 172.559 l’11 gennaio”, evidenzia Cartabellotta aggiungendo: “Ci troviamo in una fase estremamente critica della pandemia in cui distorte narrative ottimistiche appannano l’insufficienza delle misure per rallentare la curva dei contagi e sottovalutano i rischi per la salute delle persone e per l’economia del Paese”.

“Le elevate coperture vaccinali – spiega – ammortizzano in maniera rilevante l’impatto della circolazione virale sui servizi ospedalieri. Tuttavia, l’enorme quantità di nuovi casi in continua crescita sta progressivamente saturando gli ospedali sia perché ‘incontra’ una popolazione suscettibile troppo numerosa (2,2 milioni di 0-4 anni non vaccinabili, 8,6 milioni di non vaccinati e oltre 15 milioni in attesa della terza dose) sia, in misura minore, per i fenomeni di escape immunitario della variante omicron”.

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“L’ingente numero di nuovi casi, in continua crescita, dopo aver mandato in tilt i servizi territoriali sta determinando la progressiva saturazione degli ospedali, con limitazione degli interventi chirurgici programmati – anche in pazienti oncologici – e la riduzione delle capacità assistenziali, anche perché il personale sanitario è ormai allo stremo. In secondo luogo, l’enorme numero di persone positive sta progressivamente paralizzando numerosi servizi essenziali: dai trasporti alla scuola, dalla sanità agli uffici pubblici”, conclude Cartabellotta.

In realtà il problema è proprio che la variante africana se ne frega dei vaccini:

Vaccini anti-Covid meno efficaci contro i contagi da variante Omicron. E’ quanto ha precisato l’Agenzia europea del farmaco Ema. “Sebbene la maggior parte dei dati disponibili suggerisca che i vaccini anti-Covid approvati stiano perdendo efficacia nella protezione contro l’infezione e la malattia lieve, continuano a fornire un’elevata protezione contro le forme gravi e la necessità di ricovero legata alla variante Omicron di Sars-CoV-2”, si legge in una nota in cui l’Ema dà notizia di un vertice che si è tenuto ieri, 12 gennaio, fra gli enti regolatori di tutto il mondo, per fare fronte comune e allinearsi su un eventuale percorso da seguire per arrivare a rendere disponibili, se necessario, dei vaccini nuovi o aggiornati contro il mutante in ascesa a livello globale.

“Oggi non si tratta solo della risposta regolatoria a Omicron, ma di impostare la scena per una discussione più strategica su quali tipi di vaccini potrebbero essere necessari sul lungo termine per gestire adeguatamente Covid-19”, ha detto Emer Cooke nel corso del summit. Cooke guarda anche al futuro e a una gestione di lungo termine in uno scenario che vede il virus ancora presenti. E puntualizza: “Queste decisioni non sono solo per gli enti regolatori. E’ necessaria la collaborazione tra tutti gli attori in questo spazio, compresi i responsabili delle decisioni in materia di salute pubblica a livello nazionale, regionale e globale. In tale contesto, dobbiamo sottolineare l’importanza della collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per prendere una decisione sugli aggiornamenti dei ceppi” di Sars-CoV-2 su cui basare i vaccini.

Il nodo vaccini e la risposta alla variante Omicron è stato sul tavolo del summit fra gli enti regolatori di tutto il mondo, presieduto dall’Agenzia europea del farmaco Ema e dall’americana Food and Drug Administration (Fda) che si è tenuto il 12 gennaio. Obiettivo: “Allinearsi”, collaborare. E delineare un percorso per “supportare lo sviluppo di un possibile vaccino adattato” al nuovo mutante. Si è discusso, ha spiegato l’autorità regolatoria Ue, “della risposta normativa globale alla variante, sotto l’egida della Coalizione internazionale delle autorità di regolamentazione dei medicinali (Icmra)”.

L’obiettivo della riunione, alla quale hanno partecipato anche esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e della Commissione europea, era di “rivedere le evidenze disponibili sull’efficacia dei vaccini approvati contro la variante Omicron e raggiungere l’allineamento sui requisiti normativi chiave” per accompagnare eventualmente il lancio di una versione ‘aggiornata’.

“Guardando ai requisiti regolatori per qualsiasi vaccino contro varianti virali, c’è stato un ampio consenso sul fatto che sono necessari dati clinici per approvare un nuovo vaccino aggiornato”, è stato precisato dagli esperti che hanno partecipato all’incontro.

Al momento, quindi, la protezione è solo contro la malattia grave. E non sempre, come dimostra il terzodosato Galli con le monoclonali.