Stupri di Capodanno a Milano, giornalista confessa: “Abbiamo nascosto notizia perché immigrati”

Vox
Condividi!

Clamorosa confessione pubblica della giornalista di Repubblica. E a questi giornali il governo dell’invasione ha giustamente aumentato la paghetta di finanziamenti pubblici: il silenzio è d’oro.

VERIFICA LA NOTIZIA

Solo poche persone hanno esplicitamente condannato le aggressioni sessuali avvenute a Milano la notte di Capodanno. Non ci sono stati messaggi di solidarietà nei confronti delle vittime né i commenti di tutti coloro che, giustamente, non perdono occasione per ribadire la necessità di riscrivere la grammatica delle relazioni sessuali. Gli inquirenti, appoggiandosi anche su alcuni video che circolano sul web, parlano di “fatti gravissimi”, di “molestie e abusi orribili” che coinvolgerebbero almeno cinque ragazze, e che sarebbero stati commessi, con modalità di “branco”, da alcuni giovani di origine nord-africana. Come spiegare allora questo silenzio che ricorda in maniera imbarazzante le sparute e tristi reazioni che c’erano state subito dopo le aggressioni del 31 dicembre 2016 a Colonia?

La mia ipotesi è che il problema di fronte al quale ci troviamo sia duplice. Da un lato, sembra quasi che la percezione della violenza sia meno forte quando a commetterla è un branco, piuttosto che una singola persona. Dall’altro, è come se in tanti avessero paura che la condanna di queste aggressioni commesse da giovani di origini nord-africane possa essere strumentalizzata in chiave razzista.

Ma procediamo con ordine iniziando dalla “logica del branco”. Ancora oggi, infatti, circola l’idea secondo la quale chiunque entri a far parte di un gruppo acquisterebbe, come scrisse alla fine dell’Ottocento l’antropologo e psicologo francese Gustave Le Bon, una sorta di “anima collettiva”.

Secondo Le Bon, un individuo all’interno di un gruppo “non è più sé stesso, ma un automa, incapace di essere guidato dalla propria volontà”. Idea in parte confermata da Freud – parlando della “libido delle masse”, il padre della psicanalisi spiega come una persona, nel momento in cui agisce insieme ad altri, si comporterebbe diversamente da come farebbe se fosse isolata – ma ormai desueta. Visto che sappiamo da tempo che, anche all’interno di un gruppo, ogni individuo prova emozioni diverse e conserva autonomie e discernimento. E che, nonostante un gruppo funzioni secondo logiche irriducibili alla condotta individuale, la responsabilità dei singoli non viene mai meno. Anzi.

Vox

Agire in branco è un’aggravante: ci si nasconde dietro gli altri e ci si conforta vicendevolmente, annullando il valore delle vittime. Soprattutto quando, aggredendo una ragazza, si parte dal presupposto che la donna possa sempre essere trattata come una merce, un oggetto, un giocattolo da utilizzare e poi buttare via.

Dall’altro lato, c’è poi il fenomeno della cosiddetta autocensura: siamo in molti – compresa la sottoscritta – a reagire immediatamente quando un branco di uomini o ragazzi bianchi aggredisce sessualmente una donna o una ragazza e poi, però, a tacere (o almeno a non prendere immediatamente la parola) quando gli autori di queste stesse violenze sono neri o immigrati, temendo che la denuncia possa aprire la porta ad attitudini xenofobe.

Capito? I media nascondono gli stupri e tutti i crimini degli immigrati altrimenti il popolo potrebbe svegliarsi. Anche gli accoglioni che leggono i media di regime.

Del resto trovate una situazione analoga a quella di Colonia e Milano con europei carnefici e immigrate vittime. Non ne esistono. Ma loro sarebbero anche pronti ad inventarselo pur di fare propaganda.

Quindi, quando non specificano l’etnia dei criminali è sempre un immigrato.




5 pensieri su “Stupri di Capodanno a Milano, giornalista confessa: “Abbiamo nascosto notizia perché immigrati””

I commenti sono chiusi.