Massacrata con 23 coltellate: per i giudici l’immigrato va compreso

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Si partiva da una condanna base di almeno 14 anni ma il rito abbreviato ha permesso di ridurre di un terzo la pena. La studentessa di Mogliano Veneto – Treviso – stava facendo jogging la sera del 22 marzo scorso quando un adolescente di 15 anni l’ha aggredita con lo scopo di scipparla. I soldi gli servivano per procurarsi la droga. Marta entrò in coma e, in seguito, ha subito due delicatissimi interventi chirurgici: uno per recuperare i polmoni lacerati dai fendenti ricevuti e l’altro per recuperare un tendine della mano gravemente lesionato.

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Al ragazzino che l’ha quasi uccisa – imputato per i reati di tentato omicidio e tentata rapina aggravata – è stata riconosciuta una parziale incapacità sebbene il giovane sia stato dichiarato capace d’intendere e volere dallo psichiatra forense bolognese Giovanni Battista Camerini. Se non fossero intervenuti due operai, molto probabilmente, l’adolescente avrebbe ucciso Marta quella sera. I giudici, nella sentenza di primo grado, gli hanno riconosciuto il “vizio parziale”. L’avvocato Matteo Scussat, della Difesa, non è soddisfatto però e punta al riconoscimento dell’infermità piena. In questo modo il 15enne non sarebbe imputabile e potrebbe iniziare un percorso di recupero in una comunità. “La sentenza ci conforta perché riconosce che nella mente di questo minorenne è accaduto qualcosa. Presenteremo ricorso, confidiamo sia riconosciuta la sua non imputabilità, vogliamo dimostrare che al momento dei fatti soffriva di un vizio totale di mente“- le parole del legale che ha proseguito: “Quando si diresse verso il luogo dell’aggressione, non aveva alcuna intenzione di commettere un omicidio. C’è stata una sorta di dissociazione”. Tuttavia quella sera il minore – senza precedenti penali – uscì di casa con un coltellaccio da cucina per procurarsi qualche soldo che gli sarebbe servito a comprare la droga. Da quanto emerso, aveva iniziato a fare uso di spinelli con gli amici. Nel corso del processo l’adolescente si è dichiarato dispiaciuto. La madre continua a sostenere che, l’unica, spiegazione è che il figlio, quel giorno non fosse in sé perché – a suo dire – il 15enne non è mai stato violento. Ma Marta, intanto, ha rischiato di morire ad appena 26 anni.