Draghi pronto a fare entrare 100mila immigrati: “Ci servono lavoratori, italiani non vogliono lavorare”

Vox
Condividi!

In Italia abbiamo 300mila immigrati che prendono il reddito di cittadinanza ma Draghi si appresta a fare entrare 100mila altri immigrati per ‘lavoro’. Perché lo chiedono gli sfruttatori. Vogliono utilizzare i soldi del famigerato ‘Recovery Plan’ per dare lavoro agli immigrati invece che ai milioni di disoccupati italiani.

Con cautela, ma si cambia passo. Dopo molti anni di stallo, si sblocca l’immigrazione da lavoro in Italia. È pronto sul tavolo di Mario Draghi il decreto della presidenza del Consiglio sui flussi 2021, che prevede un numero di permessi più che raddoppiato rispetto agli ultimi sei anni. La firma del premier — salvo improvvisi cambi di programma — è attesa per questa mattina. Varato proprio nell’ultimo scorcio dell’anno e dunque con un carico di polemiche e malumori, il decreto in una delle sue ultimissime versioni prevedeva 81 mila fra nuovi ingressi e regolarizzazioni, a fronte dei 30.850 cui si era rimasti fermi da sei anni: è dunque una spinta innegabile per tirare fuori dal limbo i lavoratori stranieri e gli imprenditori italiani che ne richiedono l’opera a gran voce, specie a fronte del sostanziale fallimento della sanatoria varata nel 2020. Per molti è poco, per altri sarà troppo (al punto che la versione finale del decreto potrebbe limare appena un po’ il numero finale dei permessi). Di certo per tanti imprenditori è ormai una misura urgente, perché la mancanza di manodopera qualificata e disposta ai mestieri più pesanti si sta rivelando un freno alla ripresa. WeBuild, il leader nazionale delle costruzioni, ha fatto sapere in via riservata al governo che mancano almeno 100 mila addetti per realizzare i progetti del Recovery Plan. Coldiretti insiste da mesi per questo decreto flussi. E Paolo Agnelli, presidente della Confederazione dell’industria manifatturiera italiana, sbotta: «Non ne bastano 81 mila, servono almeno 100 mila permessi – dice -. Sappiamo bene che in Italia non si trovano persone disponibili». Di recente proprio Agnelli aveva individuato in Albania trenta persone da assumere nella sua trafileria di alluminio in Val Chiavenna, ma è stato bloccato dalla questura per l’impossibilità di concedere permessi di lavoro. Intanto però le prevedibili polemiche politiche che la riapertura dei flussi porta con sé stanno dettando a Draghi grande prudenza. Sarebbero 36 mila gli ingressi per lavoro subordinato (la quota su cui sarebbe necessario, invece, un intervento più deciso): di questi, 27 mila nei settori dell’autotrasporto, dell’edilizia, del turistico-alberghiero (24 mila aprendo a Paesi con accordi vigenti o di interesse e tremila a Paesi con i quali dovrebbero entrare in vigore accordi di cooperazione migratoria nel 2021, dunque con tempi così stretti da renderli forse impraticabili). Sarebbero invece 45 mila gli ingressi stagionali, di cui 15 mila gestiti dalle organizzazioni datoriali (inclusi 100 per stranieri che hanno partecipato a percorsi di formazione e istruzione prima della partenza; quasi novemila conversioni da stagionale, autonomo/ lungo soggiornanti; e 500 ingressi per investitori, professionisti, startupper).

Vox

Palazzinari e mogli dei prefetti sono la vera iattura di questo Paese. Oltre agli Agnelli. Non investono in tecnologia, vogliono schiavi a basso costo. Per questo è meglio che il Pil cali: ogni volta che ‘cresce’, cresce solo per loro e per aumentare l’occupazione degli stranieri.

Domanda: che senso ha creare lavoro per chi neanche è in Italia? Per arricchire WeBuild e Agnelli? Cosa ce ne facciamo di una ‘trafileria’ se questa dà lavoro a trenta albanesi?




7 pensieri su “Draghi pronto a fare entrare 100mila immigrati: “Ci servono lavoratori, italiani non vogliono lavorare””

  1. Ma questo ciaparatt le stronzate le studia di notte?Da noi hanno assunto merdacce nere,egiziani tunisini et assimilati.Adesso nell’avviamento ci ritroviamo,con i miei colleghi nella merda.Questi vanno bene solamente in africa.

I commenti sono chiusi.