BIBBIANO, CONDANNATO A 4 ANNI FOTI: LA SINISTRA PORTAVA VIA I BAMBINI PER DARLI AI GAY 🔥

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Ora chiediamo lo scioglimento del Partito Di Bibbiano e di chi ha sostenuto il ddl Zan. C’è una sentenza che lo dice: il Partito Di Bibbiano portava via i bambini ai genitori per darli ai gay.

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E’ stato condannato a quattro anni Claudio Foti, lo psicoterapeuta titolare del noto studio di cura torinese ‘Hansel&Gretel’ nel rito abbreviato per la vicenda degli affidi illeciti di Bibbiano e della Val d’Enza. La procura aveva chiesto sei anni di condanna per le accuse di abuso d’ufficio, frode processuale e lesioni gravissime (ipotesi di reato formulata per la alterazione psichica di una paziente).

Solo quattro anni, meno di quanto prendereste per avere mandato affanculo Mattarella.

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Bibbiano è il sistema che sta dietro il pensiero che sostiene l’impianto del ddl Zan: la sovversione della normalità per legge e utilizzando cellule della lobby gay incistate nelle strutture statali.

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Udienza chiave al Tribunale di Reggio Emilia, del processo, in fase di udienza preliminare, sui presunti affidi illeciti a Bibbiano. L’indagato principale, lo psicoterapeuta Claudio Foti fondatore del centro Hansel e Gretel, è arrivato in tribunale insieme al suo avvocato Giuseppe Rossodivita. «Voglio solo andare in aula», dice ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulla pena a sei anni che ha chiesto per lui il giudice.

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Un papà, entrato nella seconda fase dell’inchiesta “Angeli e demoni”, racconta all’Adnkronos la sua drammatica vicenda. «Mi hanno portato via i miei due bambini più piccoli, che all’epoca avevano 3 anni e mezzo e 5 anni e mezzo, il 18 giugno 2018. Quel giorno mi convocarono presso la sede dei servizi sociali dove Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza (oggi tra gli imputati in aula per il processo sui presunti affidi illeciti del “sistema Bibbiano”, ndr) mi comunicò che da quel giorno non avrei potuto vedere i miei figli se non in forma protetta un’ora ogni venti giorni».

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«Rimasi basito da quell’affermazione – ricorda – mancando il contesto socio-economico disagiato, anzi tutt’altro, non essendoci violenza su minore, denuncia o maltrattamento. A quell’epoca ero separato, mia moglie si è accompagnata con una donna. La Anghinolfi, che era responsabile dei servizi sociali e anche del movimento Lgbt, pensò bene di accusarmi di omofobia e di togliermi i figli perché, mi disse, dovevo adeguarmi ad accettare le relazioni di genere. I miei due bambini li collocarono così presso la mia ex moglie e la sua compagna, mentre il più grande 13enne è sempre rimasto con me, evidentemente meno propenso per l’età al plagio e alla manipolazione».

E, al tribunale di Reggio Emilia in attesa della sentenza, dice: «Il 18 giugno 2019, precisamente un anno più tardi, c’è stata l’udienza di divorzio e la palla è passata al tribunale ordinario dove fortunatamente ho avuto la possibilità di avere un contraddittorio. Il magistrato mi ha voluto credere, il 27 giugno ci sono stati gli arresti e i miei figli sono tornati a casa».

«I bambini sono stati molto traumatizzati, al piccolo di 5 anni e mezzo hanno attaccato la famosa “macchina dei ricordi” – ricorda il papà – gli davano la scossa per fargli dire cose non vere, quando diceva che voleva tornare a casa dal papà gli rispondevano che non li volevo, che preferivo il più grande rimasto con me, che la nonna non voleva né lui né il fratello. Il risultato è che mio figlio ha ancora ricominciato a farsela addosso. La sentenza di oggi magari ci darà giustizia, ma i traumi che questi bambini si portano addosso sono da valutare».

Dal canto suo, l’avvocato Gianluca Tirelli, legale di una delle parti civili afferma: «Sono stati mesi di angoscia perché il padre si è trovato dalla sera alla mattina senza il figlio e la moglie. Senza mai avere avvisaglie e senza capire nemmeno dove fossero. Ora sono mesi di legittima aspettativa. È normale che queste famiglie vogliano giustizia, gli hanno tolto un figlio senza motivo, ora vogliono sapere perché e le conseguenze che arrivano dalle responsabilità». E poi ancora: «Siamo in attesa di una sentenza che potrebbe dare risposte quanto meno parziali su quelli che saranno gli sviluppi di una vicenda dolorosa. Ho fiducia – conclude – che gli imputati andranno a processo».

Dobbiamo capire che non abbiamo a che fare con un sistema di governo legittimo, ma con qualcosa che è antitetico ai valori della nostra civiltà.

Quelli che si definiscono vittime, in realtà, sono i carnefici.




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