Prete ucciso dal clandestino che il governo non ha espulso per 6 volte

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Il pm comasco Massimo Astori ha chiesto la condanna all’ergastolo per Mahmoudi Ridha, il tunisino che il 15 settembre 2020 uccise a coltellate Como don Roberto Malgesini, il prete degli ultimi.

La requisitoria è terminata nel primo pomeriggio e in serata dovrebbe arrivare la sentenza.

Nella sua lunga ricostruzione, il pm ha ripercorso quella tragica mattina, ha mostrato il video delle telecamere che riprendono l’arrivo dell’imputato davanti alla casa del prete, e in cui si vede sullo sfondo l’assassino chinarsi con il coltello che si abbassa violentemente sul sacerdote.

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Il magistrato ha ripercorso tutte le fasi dell’inchiesta, la storia personale dell’assassino, l’incredibile iter burocratico legato a sei decreti di espulsione nei confronti di Mahmoudi che non sono mai stati eseguiti.

Astori ha concluso che non è persona incapace di intendere e di volere, pur avendo manie di persecuzione, ma un uomo che ha agito sapendo perfettamente quello che faceva, un delitto premeditato e ispirato dalla vendetta contro chi, a suo dire, voleva farlo tornare in Tunisia.

I suoi decreti non sono mai stati eseguiti anche grazie alla vittima. La Chiesa Spa è attore principale della presenza di migliaia di clandestini in Italia. Ricordiamo che ospitavano a spese dei cittadini anche Oseghale. Se fossero privati cittadini e non di qualche associazione buonista, si parlerebbe di una associazione a delinquere.

Comunque, sarebbe dovere mostrare ai buonisti il video dello sgozzamento: devono vedere cosa fanno i loro assistiti. Devono vedere le coltellate di integrazione che, una ad una, penetrano uno di loro. Il loro è desiderio di penetrazione. L’accoglienza è una perversione. Una patologia ossessiva. Che la vedano all’opera.




3 pensieri su “Prete ucciso dal clandestino che il governo non ha espulso per 6 volte”

  1. Nessuna pietà per questo elemento ingrato che ha sputato nel piatto su cui ha mangiato. Va beh che da un islamico tale ingratitudine ce la si può aspettare. Però ha ucciso, con inaudita ferocia, uno dei pochissimi preti che aiutava il prossimo per autentica vocazione e non per scopo di lucro o sessuale, come fa invece la maggioranza di loro. Ed è per questo, a mio avviso, più che l’ergastolo meriterebbe la pena capitale.

    Ma ovviamente, diciamolo, il responsabile morale di questo brutale assassinio è lo Stato italiano, che in fatto di espulsioni di clandestini si dimostra lassista e inefficiente.

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