Celle allagate, suppellettili date alle fiamme, aggressione tentate e riuscite nei confronti della polizia penitenziaria. Situazione esplosiva al carcere di San Giorgio al cui interno da settimane le tensioni si acuiscono e i problemi, legati soprattutto alla cronica assenza di personale, mettono a repentaglio l’incolumità di agenti ed educatori.
Martedì sera tuttavia la situazione ha rischiato di degenerare dopo che, già sabato sera, un detenuto si era barricato in cella dopo essersi arrampicato sulla rete dei passeggi per cercare di scappare, e aveva procurato lesioni a un agente.
Erano trascorse da poco le 22 quando un gruppo composto da sette immigrati nordafricani che si trovano nella terza sezione – sei dei quali detenuti per vicende legate allo spaccio di sostanze stupefacenti e uno con problemi di natura psichiatrica in carcere sempre per ragioni legate alla droga – hanno iniziato a manifestare. Urla, schiamazzi, battitura delle sbarre delle celle e poi l’inizio di una serie di azioni di violenza nei confronti delle suppellettili con un principio di incendio in una cella e l’apertura dei rubinetti che hanno allagare una parte dell’istituto di pena.
Un’inattesa escalation di violenza che ha costretto l’intervento di tutti gli agenti, anche quelli che non erano in servizio nel penitenziario, richiamati d’urgenza per fronteggiare la situazione e frenare la protesta dei detenuti.
Visto l’alto rischio cinque pattuglie dei carabinieri sono state fatte confluire a titolo precauzionale nella zona della Pelleria in via San Giorgio e sul posto sono intervenuti anche i vigili del fuoco con un mezzo. Sono stati i pompieri, assieme alle unità di polizia penitenziaria in servizio alla casa circondariale, a intervenire in tempi rapidi spegnendo le fiamme che rischiavano di alimentarsi e causare danni all’ala della struttura e andando a chiudere i rubinetti lasciati aperti dai rivoltosi e che hanno causato l’allagamento dell’intera terza sezione del penitenziario. Dopo diverse ore la situazione di criticità è rientrata, ma la fibrillazione è rimasta. Danni alle strutture con il fuoco che ha annerito parti di pareti di alcune celle. Uno dei rivoltosi dopo quanto è accaduto l’altra sera verrà trasferito ad altro istituto di pena, ma l’emergenza all’interno prosegue da settimane e la tensione è salita alle stelle soprattutto quando alcuni operatori sono stati costretti a ricorrere alle cure del pronto soccorso.
Della vicenda è stata informata la procura della Repubblica che attende gli atti dalla polizia giudiziaria per poi prendere i provvedimenti del caso.
Solo due cose:
a) leggo che vi sono alcuni “educatori”. Quale parte politica ha introdotto questa figura che, con tutta evidenza, ha fatto fiasco?
b) “Martedì sera tuttavia la situazione ha rischiato di degenerare”: “n’altro po’?” , direbbero a Roma.