Ogni cadavere di immigrato rende 1.000 euro alle Coop – VIDEO

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Fanno business su tutto, non buttano via niente

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Anche i cadaveri dei clandestini sono un business. E che business. Ogni bara costa 1.000 euro più IVA.

Attenzione, qui non sindachiamo il fatto che vada sepolto anche chi sarebbe dovuto rimanere a casa sua, ovviamente, ma si comprende con questi numeri l’ossessione di andare a prendersi i cadaveri anche in fondo al mare. Anche in acque libiche.

Nell’ultimo naufragio il costo delle sole bare è stato di 13mila euro. Meno del recupero con i robot.

Ovviamente, il ministero dell’Interno siete voi. Sono le vostre tasse.

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E questi numeri spiegano, soprattutto, l’ossessione di andare a recuperare un barcone in Libia:

PD: 500mila euro per esporre barcone a Milano

In quel caso, i cadaveri erano più di 700. Il naufragio, che anche i soloni di Wikipedia continuano a definire “nel Canale di Sicilia”, avvenne in realtà a 200 miglia da Lampedusa. La pesca non fu molto fruttuosa, ma ritrovare 58 cadaveri costò 20 milioni di euro. Più 1.000 euro a bara IVA esclusa.

Insomma, se da vivi i clandestini valgono per le Coop almeno 35 euro al giorno, da morti valgono, comunque, almeno 1.000 euro una tantum.

Anche questo è un business. E ancora più disgustoso. Un business enorme per le pompe funebri scelte dal sindaco di Lampedusa.

E sorge una domanda: se è giusto seppellire i morti, anche clandestini che dovrebbero stare a casa propria, perché poi non si manda il conto ai Paesi d’origine? Perché i contribuenti italiani devono pagare il funerale ad un clandestino tunisino piuttosto che nigeriano?