Jessica Rabbit è troppo femmina, la Disney le mette l’impermeabile per non turbare i trans

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Il politicamente corretto non è che il ciclico ritorno del proibizionismo protestante. Solo in forma diversa e con obiettivo diverso. Cambia il ‘peccato’ ma non l’ossessione di chi lo vede ovunque.

Se vogliamo salvarci dobbiamo tagliare i ponti con il mondo anglosassone e con le sue ossessioni. Non sarà una grande perdita.

Jessica Rabbit è troppo sexy. E la Disney cambia i connotati al celebre personaggio, uno dei più iconici del film di Robert Zemeckis “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (1988). Niente più curve, né sguardi fatali, né scollature trasgressive.

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La Disney, infatti, ha fatto sapere che nel parco tematico più famoso al mondo, il Disneyland di Anaheim, in California Jessica Rabbit si trasforma. “Tornerà – scrive Il Messaggero – in una versione più attuale e pertinente per la cultura di oggi: non più la la moglie di ma sarà lei stessa un’investigatrice privata, titolare della sua agenzia, impegnata nella lotta contro il crimine che sta attanagliando la Los Angeles del 1947″.

Nella foto che la ritrae a mezzo busto – continua il quotidiano – “indossa un casto impermeabile doppio petto con scollo a V e un cappello Fedora”. Una notizia che conferma quanto la multinazionale del divertimento sia ormai allineata agli standard del pensiero unico su donna, sessualità, educazione sessuale, gender e razzismo.

Le donne sexy infatti finiscono con il risultare addirittura offensive per l’archetipo gender fluid che si vuole androgino, non binario, un essere che in fondo femmina non è più e non deve essere più. Jessica non è la sola a subire il destino della correzione del personaggio. Anche Lola Bunny è stata accusata di eccessiva sensualità. Così, con la scusa di rispettare il corpo delle donne, appare anche lei con un nuovo look nel sequel di Space Jam. Spariscono il top che lasciava scoperta la pancia e i pantaloncini cortissimi: Lola Bunny indossa una divisa più morbida e comoda, identica a quella dei compagni di squadra. In più la coniglietta perde lo sguardo ammiccante e possiede un seno meno prosperoso.

E’ ormai ritenuto impossibile che una donna sexy possa rappresentare il genere femminile. Cancellare la sensualità fa parte del disegno culturale più generale che mira a cancellare la sessualità in nome dell’identità di genere autopercepita. Non solo la Disney si adegua. Lo fa anche il cinema. E lo fanno i brand famosi come Victoria’s secret, che ha stabilito di far abbandonare la passerella agli “angeli”. Per fare posto a donne più rappresentative dell’identità di genere come la campionessa di calcio e attivista Lgbt Megan Rapinoe e la modella transgender Valentina Sampaio. Una scelta di allineamento al nuovo must di pubblicità e serie tv, cioè esaltare il gender fluid e le identità “non binarie”.




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