Pugile italiano con simboli comunisti premiato, quello con simboli ‘nazisti’ punito

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Lenny Bottai, pugile livornese, che non ha mai avuto vergogna a dichiararsi comunista, si presentava sul ring con il tatuaggio di una falce e martello sul cuore, ben in evidenza (anzi, il calibro e il martello, simbolo sovietico, proprio quella dittatura che ha fatto molti più morti del nazismo).

Si era poi anche candidato in una coalizione con Sel, Prc, Altra Europa, PdCI, Sa e Alba. “Un’alternativa reale alla gestione clientelare del PD e della sua falsa maschera di partito di sinistra“).

E a noi va benissimo che qualcuno si presenti con il tatuaggio che vuole. Ma, allora, perché un simbolo dichiaratamente comunista va bene, e la federazione italiana pugilato non punisce chi lo espone, mentre un simbolo che non è neanche nazista no?

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E no, non dite che la costituzione italiana è ‘antifascista’ e proibisce la ‘apologia di fascismo’. Perché, de jure, paradossalmente, non punisce quella di nazismo. Tantomeno quella di un nazismo che non c’è come nei simboli del pugile Broili. Quindi, neanche legalmente e in nome di una legge liberticida la vostra posizione è difendibile.

Dite che nello sport non si espongono simboli politici? Bene! Ma allora tutti. E non ci si inginocchia per rivendicazioni politiche di estremisti africani.




6 pensieri su “Pugile italiano con simboli comunisti premiato, quello con simboli ‘nazisti’ punito”

    1. Eh, lo so. I tatuaggi non piacciono a tutti. Prima o poi bisognerà affrontare questo tema spinoso a livello politico.

I commenti sono chiusi.