Guerriglia islamica in città italiana: 40 tunisini armati distruggono auto e saccheggiano

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Torniamo alla guerriglia islamica che ha devastato il centro di Livorno.

Una quarantina di immigrati si inseguono armati: coltelli, bastoni, spade. Urlano. Devastano tutto quello che trovano lungo il proprio cammino: tavoli, sedie, transenne. Urlano. Si affrontano. Qualcuno riesce a scappare. Attorno fumogeni rossi. Un nordafricano è in mezzo alla strada. Ha un berretto da baseball scuro in testa. Davanti a lui una macchina accelera, si sentono i freni che stridono. Qualcuno colpisce il lunotto posteriore con un bastone. Il braccio destro del fottuto maghrebino, dal basso, si alza. In mano impugna una pistola. La punta ad altezza uomo.

Sembra una scena che arriva dalla periferia della civiltà, da zone di guerra, oppure da quartieri dove regna l’illegalità. E, infatti, siamo in una città italiana, siamo a Livorno, città da sempre governata dalla sinistra che vuole ripopolare i quartieri con la feccia di importazione.

GUERRIGLIA TUNISINA A LIVORNO: DISTRUGGONO TUTTO ARMATI DI SPADE E PISTOLE, DONNA INCINTA AGGREDITA- VIDEO

In via Buontalenti, in pieno centro, a due passi dal Mercato coperto più grande d’Europa e dal Fosso dove nell’estate del 1984 vennero ritrovate le false teste di Modì. Sono da poco passate le 21.30 di mercoledì scorso e quello che i residenti filmano con i telefonini, nascosti dietro le finestre, è una guerriglia afroislamica.

Di quelle che vengono registrate ogni sera nelle banlieus francesi.

Molto probabilmente un regolamento di conti a cui partecipano una quarantina di immigrati tra bande di stranieri (tutti tunisini arrivati coi barconi e poi scaricati in tutta Italia da Lamorgese) per il controllo dello spaccio in questa zona della città.

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Racconta il titolare di un bar che a quell’ora stava servendo gli ultimi clienti: «Pareva di essere a Baghdad. Stavo finendo il turno – ripete – la prima cosa che ricordo è di aver sentito un odore strano, come di sostanze urticanti. Il tempo di capire che erano fumogeni ed è scoppiato il delirio. Per combattere – prosegue – hanno usato qualsiasi cosa. Ho anche sentito degli spari. Tra i clienti che erano qui a quell’ora, c’era anche una donna incinta, l’ho nascosta nel bagno. E poi ci siamo chiusi dentro finché tutto non è finito».

In quei dieci minuti di follia una persona è rimasta a terra, accoltellata. È un venticinquenne tunisino, portato in ospedale da un’ambulanza. Una seconda persona – stessa età e nazionalità – è arrivata in ospedale sulle proprie gambe. Il bilancio è quindi di due feriti, non in gravi condizioni. Ma a giudicare dal sangue sull’asfalto, copioso, sarebbero di più. Gli altri, probabilmente, non sono neanche andati a farsi medicare.

La procura – che ha delegato le indagini ai carabinieri, di turno in quella zona della città la sera di mercoledì scorso – ha aperto un fascicolo per il reato di rissa e fino a ieri sera, secondo quanto confermato dagli inquirenti, non risultavano persone fermate, arrestate o denunciate. L’inchiesta è in pieno svolgimento, ancora nella sua fase iniziale. E sono stati acquisiti i filmati privati e delle telecamere cittadine.

Solita inchiesta inutile. Visto che non è un problema di sicurezza, ma demografico. E lo risolvi con espulsioni di massa di milioni di afroislamici. In più, parliamo della procura di Livorno, una delle più bizzarre d’Italia.

IL sindaco di sinistra dà la colpa ai carabinieri.

IL SINDACO: «RITARDI DEL 112»

Il sindaco di Livorno, Luca Salvetti, ha preso parte fin dalla mattina al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal prefetto Paolo D’Attilio. Con lui anche il questore Roberto Massucci, il comandante provinciale dei carabinieri Massimiliano Sole, il colonnello della guardia di finanza Gaetano Cutarelli e il procuratore Ettore Squillace Greco. «Sono arrivate molte chiamate al 112 – ha detto il primo cittadino – e l’arrivo delle forze dell’ordine sul luogo della rissa è avvenuto in tempi non consoni. Ho cercato di capire, di farmi spiegare il perché e al tavolo del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica abbiamo constatato che a Livorno, come nel resto del Paese, da qualche mese è diventata operativa la riforma che vede il 112 numero unico delle emergenze e che prevede una sorta di razionalizzazione dello smistamento delle richieste di intervento».

IL QUESTORE: «ORA RINFORZI»

Il questore Roberto Massucci annuncia rinforzi in arrivo da Roma, direttamente dal dipartimento della pubblica sicurezza, al quale si era subito rivolto: «Nella zona di via Buontalenti e nelle aree di spaccio cittadine – conferma – impiegheremo, solo come polizia di Stato, tre pattuglie in più ogni giorno. La risposta sarà forte, perché ciò che è accaduto è inaccettabile». Per il prefetto D’Attilio bisogna «dare un maggior senso di sicurezza ai livornesi, in particolare nella zona dove sono successi i disordini, ma anche nel resto della città. Per questo, nell’area di via Buontalenti, fin da subito sarà operativo un controllo interforze senza un presidio fisso, per non dare punti di riferimento, ma itinerante. Quanto accaduto non è rappresentativo per Livorno».




11 pensieri su “Guerriglia islamica in città italiana: 40 tunisini armati distruggono auto e saccheggiano”

  1. In questi quartieri dovrà essere proclamata la Legge Marziale.
    Infine, gl’incidenti che si verificheranno durante l’espulsione dovranno essere coperti dal Segreto di Stato affinché gli esponenti, i militanti e i giornalisti di sinistra non abbiano pretesti cui appigliarsi per delegittimare la Liberazione nazionale.

    1. Siamo già al livello della Francia, basta vedere gli sbarchi.. ormai le votazioni non servono serve una rivolta armata.

I commenti sono chiusi.