Frank Chamizo ha lo sguardo perso nel vuoto, quasi assente. “Sono sotto shock” dice mentre ancora fatica a respirare. Il suo sogno olimpico si è fermato di nuovo in semifinale, come 5 anni fa a Rio. Come allora puntava l’oro, era il favorito, ma si è arreso al penultimo incontro. A Tokyo l’ha battuto 9-7 il bielorusso Mahamedkhabib Kadzimahamedau, l’avversario meno atteso che domani contenderà l’oro al russo Zurbek Sidakov. A Frank resta il combattimento per il bronzo, attorno alle 11.45 italiane, per quella medaglia che cinque anni fa ha vissuto come un peso e che adesso diventa il suo obiettivo.
Frank era l’ultima speranza di Malagò di una medaglia d’oro conquistata da un non italiano da lui naturalizzato per derubare – è il termine più appropriato – il suo Paese di appartenenza, in questo caso Cuba.
Chamizo è il tipico atleta naturalizzato per interesse. Fino al 2015 gareggiava per il suo Paese, Cuba, poi è stato naturalizzato in stile Qatar e, da allora, gareggia per l’Italia.
Come si possa tifare genuinamente per uno che sceglie la Patria per interesse è cosa che possono spiegarci solo i Lerner.
Anche se dovesse vincere un bronzo – sfiderà probabilmente un cubano che non ha tradito il proprio Paese per interesse – non sarebbe un bronzo italiano. Ma una medaglia rubata a Cuba.
Il multiculturalismo uccide in tutti gli ambiti, anche nello sport.
Purtroppo è stato naturalizzato per matrimonio. Ha sposato la lottatrice Dalma Caneva, da cui è separato.
Fino all’approvazione dell’infame diritto di famiglia del 1975, in Italia la cittadinanza poteva essere acquisita solo da una donna straniera che sposava un uomo italiano, invece la donna italiana che sposava un uomo straniero assumeva GIUSTAMENTE quella di lui. Purtroppo i soliti sinistroidi in nome dell’egualitarismo e dell’assenza di limiti eliminano ogni sorta di paletto.