Schiacciata da auto islamica a Pavia: ormai è in fin di vita

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A due settimane dall’investimento volontario è ancora ricoverata nel reparto di rianimazione del San Matteo in gravissime condizioni.

L. A. la ragazza di 19 anni, ha riportato lesioni devastanti alla testa e il recupero con il passare dei giorni diventa sempre più difficile.

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Anche le condizioni dell’amica 17enne che era con lei sono tutt’altro che buone anche se non è mai stata in pericolo di vita. La ragazza ha infatti riportato lesioni molto gravi ad una gamba.

L’investitore Ayoub Mallouki, un marocchino di 32 anni che abita a Giussago, è sempre accusato di tentato omicidio volontario.

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Gli agenti della polizia stradale hanno concluso gli accertamenti e hanno raccolto diverse testimonianze che concordano nella volontarietà dell’investimento dopo che l’automobilista era stato cacciato dal buttafuori del Confluente. Il nordafricano al volante di una Citroen C3, erano le 4 della notte tra il 17 e il 18 luglio scorso, aveva «puntato» le due ragazze e un 14enne: L. A. era stata alzata da terra e, dopo un volo di tre metri, era stata scaraventata contro una vettura parcheggiata in viale Venezia. L’impatto era stato violentissimo e le aveva provocato un trauma cranico devastante che le aveva fatto perdere conoscenza. Da quel momento non si è più ripresa. Il medico del 118 era stato costretto ad intubarla prima di trasferirla all’ospedale San Matteo già in condizioni disperate. Poi il ricovero in rianimazione.

Enrico Malatesta, un ragazzo di 19 anni che abita a Cava Manara, si era salvato per miracolo. Era infatti riuscito a gettarsi sul cofano dell’auto del marocchino un istante prima di essere investito. «Ha acceso gli abbaglianti della Citroen – aveva raccontato – ha accelerato e si è avventato contro di noi. Con un balzo sono saltato sul cofano e ho evitato l’investimento per un soffio. Purtroppo le ragazze sono state travolte».

«Quell’uomo – aveva raccontato Enrico Malatesta – era stato respinto dalla sicurezza del locale. E se l’è presa con la ragazza che adesso è in rianimazione. Forse si conoscevano ma non ne sono sicuro. Le ha scagliato addosso una bottiglietta e sembra l’abbia anche picchiata. Mi sono avvicinato per difenderla insieme alla mia amica di Certosa, l’altra ferita, e quell’uomo si è allontanato verso la sua auto parcheggiata in viale Venezia. Aveva gli occhi spiritati». —




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