“Italija dreka, Trst je svobodno” ovvero “Italia merda, Trieste è un territorio libero” è la scritta, in sloveno, sul monumento alla Foiba di Basovizza. Dove vennero ‘cancellati’ tanti italiani trucidati dai partigiani slavi.
Sandra Savino, deputato di Forza Italia e capogruppo del partito in Friuli Venezia-Giulia e Alberto Polacco, capogruppo a Trieste: “Ancora una volta infami infangano la memoria delle vittime delle foibe”- si legge in una nota congiunta – “lo fanno in occasione della più importante solennità civile italiana affiggendo manifesti volgari sul monumento simbolo del massacro di italiani compiuto da partigiani slavi. Infami anonimi, la cui sola firma è la lingua con cui sono scritti i manifesti. Un gesto che non può essere derubricato a stupida goliardata anti-italiana, ma rientra a pieno titolo in un revanscismo fuori dalla storia. Trieste è stata, è e sarà Italia: si mettano il cuore in pace”.
Come riporta Trieste Prima, non è ancora certa la provenienza dei manifesti e da chi siano stati realizzati. A prescindere da ciò, gli esponenti di Forza Italia sono pronti a mandare nelle prossime ore una lettera a Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri, affinché “il governo italiano chieda conto al suo omologo sloveno del ripetersi di questi vergognosi attentati alla memoria e alla verità”.
Immediato il commento anche del leader della Lega Matteo Salvini: “Spero che questi imbecilli vengano presi e puniti. Onore ai Martiri delle Foibe”.
Dura condanna anche da Fratelli d’Italia tramite il segretario provinciale di Trieste, Claudio Giacomelli che con un post su facebook ha commentato l’accaduto: “Si tratta dei soliti “guerrieri coraggiosi” che non sanno altro che insultare le nostre vittime di notte. Viva l’Italia, gloria alle vittime delle foibe. Viva la Trieste italiana”.
Morti di serie b e genocidi di serie b. Qualcuno vuole l’esclusiva per strumentalizzarla politicamente.
Sono sicuro che quando avremo le bombe atomiche sloveni croati scenderanno a più miti consigli.
Sloveni e croati debbono anzitutto ritirarsi in buon ordine oltre le Alpi Giulie, fatto questo, divenire stati vassalli.