Donne che portano in casa gli assassini dei figli: Sharon e Mirko vittime dell’integrazione

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Su questa notizia, le deliranti ‘spiegazioni’ della ‘madre’ di Sharon:

MIGRANTE STUPRA A MORTE BIMBA ITALIANA DI 18 MESI: “SI, L’HO STUPRATA FINO AD UCCIDERLA”

Quel giorno, l’11 gennaio, la madre di Sharon, Silvia Barni, che fa la barista a Cabiate, esce per andare al lavoro e affida Sharon, la figlioletta di 18 mesi avuta da una precedente relazione, al suo nuovo compagno, Gabriel Robert Marincat. I tre convivono sotto lo stesso tetto da qualche mese ma è la prima volta che Robert e Sharon restano da soli in casa. Durante la breve assenza, Silvia chiama il fidanzato per sincerarsi che la bimba stia bene. Lui la rassicura mostrandole le foto della piccola che, all’apparenza, sembra stia schiacciando un banale pisolino.

La madre in una lettera al Corriere: mi ha ingannato, sembravi assopita

Ma c’è qualcosa che non convince la giovane mamma: “Sentivo nel cuore che c’era qualcosa di sbagliato e ho insistito ancora per accertarmi delle tue condizioni. Mi è stata inviata una foto e sembravi assopita. – scrive nella lettera pubblicata dal Corriere.it – Ho chiesto ancora spiegazioni e mi è stato detto che non era niente, che ti eri solo fatta un po’ male mentre giocavi“. A quel punto, la 25enne chiede a sua madre di andare ad accertarsi delle condizioni di Sharon: è l’inizio di un incubo. “Mi sono allarmata ancora di più e mi è stata mandata un’altra foto dove si vedevano segni sul tuo volto. Mi sono infuriata. – continua – Mi è scoppiato il cuore. I miei dubbi e le mie paure si facevano sempre più grandi e ho chiamato mia mamma perché venisse da te, mia piccola bambina. La tua nonna ha capito subito che stavi male, ha chiamato i soccorsi. Mia bambina“. La piccola viene portata in elisoccorso all’ospedale di Bergamo per un gravissimo trauma cranico. Ma nonostante l’intervento tempestivo dei sanitari, Sharon muore nel giro di poche ore.

Certo, se dicessimo che avere una bambina di diciotto mesi da “una precedente relazione” e stare già con un altro ‘uomo’ da mesi, direbbero che siamo ‘sessisti’. Un tempo c’erano definizioni appropriate per donne del genere, ora la Treccani le ha abolite.

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Del resto, non serve altro che la realtà: come descrivere chi affida la propria bambina ad un immigrato che si è messa in casa da pochi mesi? Avete una definizione che non ferirebbe l’animo bello delle femministe e dei maschi beta?

Andrebbe descritta come la madre del povero Mirko:

PAKISTANO AMMAZZA A COLTELLATE MIRKO CHE DIFENDEVA LA MADRE: CATTURATO

Che invece viene tratteggiata dai media come ‘vittima’. Certo, ora la sua vita è distrutta, ha pagato il prezzo più alto che un essere umano può pagare, ma è stata lei, come l’altra, a portarsi la bestia in casa.

C’è qualcosa di profondamente innaturale in una madre che mette a rischio la vita dei figli per quella cosa lì. E non diteci che non era prevedibile, uno stupra a morte una bimba di diciotto mesi perché impazzisce. E se ti metti in casa un pakistano decenni più giovane di te, proveniente da una non cultura opposta alla tua, non puoi pensare che sia una cosa normale.

Le donne sono spesso vittime. Ma non sono sempre vittime. In questo caso le uniche vittime sono i figli di madri che non possiamo definire.




13 pensieri su “Donne che portano in casa gli assassini dei figli: Sharon e Mirko vittime dell’integrazione”

    1. Eh, ma i neGri “impietosiscono”, poverini! Hai visto come l’ha abbracciato al neGro, la biondina della Froce Grossa?

      1. L’ho visto, l’ho visto. A quest’ora al ne(g)ro paraculo che “piange”, dopo aver abbracciato quella tr**a, gli si sarà scattata subito l’erezione e gli è diventata di marmo.

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