La bambina, 4 anni, morì sotto i colpi di una roncola. L’immigrato venne estratto dai vigili del fuoco dal pozzo nel quale si gettò dopo il delitto. Senza morire, purtroppo.

Ora Billal Miah, il padre omicida del Bangladesh, mentre la moglie era a fare la spesa, infierì contro la piccola Nabia. Chee guardava i cartoni animati con il fratello.

Ora si trova presso la Rems di Empoli (Firenze). Una sorta di manicomio criminale.

In questi giorni il pm di Arezzo Laura Taddei ha concluso le indagini. Che si erano fermate quando il bengalese era stato riconosciuto totalmente incapace di intendere e di volere. Quindi non in grado di partecipare ad un processo. Non imputabile.

Le cure hanno avuto effetti positivi e le sue condizioni di salute sono migliorate. Così il procedimento per i due reati -(omicidio volontario aggravato dal rapporto genitoriale e tentato omicidio) ha ripreso il cammino. Il prossimo passaggio sarà l’udienza preliminare. Ma per Billal non si prevedono condanne pesanti. Perché, nonostante ora stia meglio, quando uccise non era in grado di autodeterminarsi per una situazione psicopatologica grave.

“Stando agli accertamenti psichiatrici non è imputabile. Uno di quei casi in cui si parla non di criminali ma di malati. Con trattamento specifico nelle Rems. Soffriva di mal di testa, Billal Miah nei giorni precedenti a quel drammatico 21 aprile di un anno fa. Uno scompenso psicotico confusionario”. Che il rigido lockdown e la cassa integrazione per covid avrebbero accresciuto. “Il timore di perdere il lavoro, la paura di non essere in grado di sostenere la famiglia, di non poter tirare su quella bambina piccola, dicono gli inquirenti.

Il figlio ha raccontato le scene dell’orrore di quella mattina. Il ghigno sul volto del migrante. L’arnese preso dal cassetto e vibrato su lui e la sorellina. Uno scempio. E lui, ora, lo manteniamo noi con una pensione per la sua ‘patologia psichica’.

Nemmeno lo rimandano in Bangladesh, gli paghiamo anche la pensione.