Figli di immigrati terrorizzano Treviso, pestaggi e rapine: «Cos’ha abbiamo fatto di male?»

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Parliamo di 8 delinquenti. L’unica cosa che si riesce a sapere dai giornali è che “sono tutti italiani”, ci tengono molto a precisarlo. Ma, figli di stranieri. Anche se non dicono quanti, preferiscono l’indeterminato “alcuni”.

E’ molto facile che siano tutti figli di stranieri. Anche perché basterebbe i genitori abbiano ottenuto la nostra cittadinanza per dare ai giornalisti la possibilità di scrivere che sono figli di italiani.

La realtà è che c’è una vera e propria emergenza ‘figli di immigrati’.

Leggiamo la notizia dal Giornale:

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Le foto col dito medio in vista sull’auto appena rubata. E poi, ancora, quelle con pregiatissimo cavIale per festeggiare l’ennesimo colpo andato andato a segno. Sono le immagini “post belliche” della baby gang che per mesi ha seminato il panico nella provincia di Treviso commettendo furti con scasso, rapine e razzie di ogni genere. Il gruppo, smantellato a seguito di una lunga e complessa attività di indagine, era composto da 8 giovani in età compresa tra i 20 e i 15 anni. “

Pensavamo di non aver fatto nulla di male”, hanno dichiarato a i militari dell’Arma dopo il fermo.

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Giovani – alcuni giovanissimi – spavaldi e decisamente fuori controllo. E non avrebbero avuto neanche necessità di rubare. Stando a quanto racconta l’edizione odierna de Il Gazzettino, la baby gang avrebbe dato seguito ad una convulsa attività criminale nelle notti del mese di gennaio, in pieno coprifuoco e con le restizioni per gli spostamenti in corso. I colpi sarebbero stati messi a segno tutti tra Casier, Casale sul Sile, Preganziol e Mogliano, nella Bassa Trevigiana. Furti scasso in supermercati e tabaccherie, rapine, percosse e fughe rocambolesche ai posti di blocco: la banda non si sarebbe fatta mancare nulla.

Della ghenga avrebbero fatto parte tutti ragazzi italiani, alcuni figli di stranieri, residenti nel Trevigiano. I minorenni frequentano ancora la scuola mentre i maggiorenni si mantengono con lavoretti occasionali. Vengono da famiglie di media estrazione che, a quanto risulta, non vivono in situazioni di particolare indigenza. Il leader del gruppo sarebbe un ragazzo di 19 anni, originario di Mogliano, come gran parte degli affiliati. Poi ci sarebbero il 18enne E.M. e il compaesano 20enne G.F., entrambi di Venezia. Nella banda avrebbero militato anche tre ragazzine veneziane di sui 16 anni e due 15enni mestrini.

Non colpivano tutti insieme ma a scaglioni e in base all’obiettivo da colpire. I ruoli erano ben diversificati e modulati a seconda delle esigenze. Di solito, agivano in 3 o 4 per volta con sempre un maggiorenne alla guida del veicolo utilizzato per darsi alla fuga (BMW o furgoncini a cui veniva sostituita la targa). Il bottino delle refurtive – contemplante oggetti di qualunque tipo, anche di genere alimentare – veniva rivenduto e il ricavato utilizzato per acquistare qualche pacchetto di sigarette o gratta e vinci. Le auto sottratte invece, venivano utilizzate per mettere a segno il colpo successivo.

I carabinieri della compagnia di Treviso e del Nucleo Radiomobile sono riusciti a stanarli attraverso l’acquisizione dei filmati estrapolati dalle telecamere di sorveglianza cittadina. Cruciale l’episodio in una tabaccheria di Dosson, avvenuto nella notte tra 12 e il 13 gennaio scorso, che ha consentito ai militari dell’Arma di risalire all’identità dei giovani manigoldi. Il fermo per ciascuno di loro è scattato all’alba di sabato mattina. “Pensavamo di non aver fatto nulla di male”, hanno dichiarato all’unisono dopo l’arresto.

Altri particolari dal giornale locale:

Spavaldi, incoscienti, determinati. Ma senza motivazioni. Nessuno di loro ha rubato e razziato per necessità. Tanto che i bottini il più delle volte sono stati miseri rispetto ai danni provocati: qualche pacchetto di sigarette, qualche gratta e vinci da spartire, qualche centinaio di euro. Sono tutti italiani i giovani banditi, alcuni figli di genitori stranieri arrivati in Veneto da molti anni, sia dall’Africa che dall’Est Europa. Sono cresciuti tra la Bassa Trevigiana e il Mestrino, dove hanno frequentato le scuole dell’obbligo. I minorenni ancora frequentano le lezioni, i maggiorenni si mantengono con lavoretti occasionali.




8 pensieri su “Figli di immigrati terrorizzano Treviso, pestaggi e rapine: «Cos’ha abbiamo fatto di male?»”

  1. Ma come, quelli della Lega si lavano la bocca dicendo sempre “Treviso è la prima provincia d’Italia per integrazione degli immigrati, dove la Lega governa da anni”. Io non so proprio cosa intendono per “integrazione”. Ah già, essere regolari e pagare le tasse, poi per il resto possono prolificarsi e trasformare l’Italia a loro immagine e somiglianza, e i maschi afroislamici posso scopare le nostre donne. L’importante è che siano regolari e “fratelli”, vero Capitan Findus?

    1. Questa destrucola è quella che più favorisce la sostituzione etnica per via della intrinseca sudditanza ai progressisti.
      Il volere apparire “buoni e giusti” senza rivendicare la legittimità dei territori; legittimità data dal fatto che gli autoctoni é da generazioni che pagano tasse e ciò una destra furba dovrebbe vederlo come una sorta di “affitto del suolo”. Oltre ad aver avuto avi che hanno servito la patria tramite guerre.

      Questa bontà porta solo acqua ai mulini del liberalprogresdismo.

      1. Guarda pure io ho maturato questo tuo stesso pensiero. Cioè questo automatismo che le cosiddette destre danno nel considerare l’immigrato regolare come buono e onesto, è chiaramente sudditanza al progressismo. Un conservatore e identitario – quale io personalmente mi reputo – non può mai accettare questa distinzione insana tra regolari e clandestini, e avere la preferenza per i primi piuttosto per i secondi. E’ semplicemente ridicolo. E’un po’ come preferire di morire assassinato con un coltello anzichè con una pistola.

  2. un islamico
    non potra mai integrarsi nella nostra cultura femminista
    ove le donne piangono addirittura vittimismo, per poter prevaricare la specie maschile.
    In Italia ad esempio, i maschicidi sono piu dei femminicidi, ma chissa come mai, si parla solo di femmicidio.

    E’ ovvio che andiamo incontro ad una guerra tra cristiani e islamici sul territorio italiano.
    Perche nella logica di un islamico e’ assolutamente normale e logico, sgozzare una figlia con la testa rivolta al sole, se indossa i blue jeans.
    Figuriamoci le comuni leghiste, con occhaili da sole, tacchi a spillo e senza burka.

    La domanda che vi pongo ormai da troppo tempo e’
    come potranno difendersi questi leghisti vaccinati e mezzi moribondi, rincoglioniti da Zaia,
    da questi altri psicopatici rincoglioniti dall’Imam
    se non sanno difendersi neanche quando sono in buona salute?

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