A guidare la preghiera il 13 maggio scorso vi era il capo del dipartimento per gli Affari religiosi (Diyanet) Ali Erbas, la più alta carica sunnita della Turchia, che è salito sul minbar – il pulpito di una moschea – brandendo una spada. Durante la funzione i fedeli hanno iniziato a intonare canti e slogan contro Israele e a favore della causa palestinese, in risposta all’escalation di violenze in atto da giorni fra l’esercito israeliano e le milizie di Hamas.
La conversione in moschee delle antiche basiliche cristiane – poi musei a inizio ‘900 sotto Ataturk – di Santa Sofia e Chora rientra nella politica “nazionalismo e islam” impressa da Erdogan per nascondere la crisi economica e mantenere il potere. A seguito del decreto presidenziale che ne ha decretato la trasformazione, sia a Chora che ad Hagia Sophia le autorità islamiche hanno coperto con una tenda bianca le immagini di Gesù, gli affreschi e le icone che testimoniano la radice cristiana. La trasformazione dei due edifici – fra i patrimoni Unesco dell’umanità – è avvenuta lo scorso anno.
La cristianofobia di Erdogan è spaventosa.
Merde!!!Incapaci di costruire rubano i luoghi di culto cristiani e li sconsacrano.
Verrà il giorno che raggiungerete quel porco del vostro profeta all’inferno, tutti, dal primo all’ultimo!!!