Marocchina si era inventata stupro di gruppo da italiani: “Voleva i soldi”

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Presunto stupro in aperta campagna, la Procura archivia il caso: “Nessuna violenza, fu rapporto consensuale”.

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Si è così conclusa con l’archiviazione disposta dal giudice del Tribunale di Torre Annunziata, Antonello Anzalone, la lunga indagine aperta l’anno scorso sui presunti abusi sessuali di gruppo perpetrati da cinque giovani di Poggiomarino e di San Giuseppe Vesuviano – tra i quali un minore di appena 17 anni – ai danni di Kaoutar B., 30enne marocchina residente ora a Bologna.

La ragazza, nel giugno del 2020, denunciò ai carabinieri della stazione di Poggiomarino di “essere stata vittima di violenza sessuale” nei pressi di un’isolata area parcheggio in via Cimitero. A circa un anno di distanza dalla querela, però, il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dal pm oplontino titolare del fascicolo d’inchiesta, il Sostituto Procuratore della Repubblica Anna Ricci, che scrive: “Significativi sono i messaggi inviati a C.B. (amica della denunciante, ndr)” messaggi nei quali la presunta vittima “ammette di avere mentito su alcuni punti della storia e riferisce di una sua volontà di ‘rompere il culo’ ai ragazzi e farsi pagare i danni”.

Decisiva, al fine di archiviare il caso, una memoria difensiva (depositata al gip al termine di investigazioni di parte) scritta dagli avvocati Guido Sciacca e Luigi Peluso, legali dei ragazzi poi finiti sotto inchiesta e, fino a ieri, accusati inoltre del presunto orrore sessuale andato in scena nell’area parking di via Cimitero.

Ruolo chiave, poi, lo hanno giocato le prove raccolte contro la giovane marocchina che aveva denunciato lo stupro. Nel mirino degli inquirenti, una volta presentata la denuncia, erano finiti due giovani di Poggiomarino – tra cui un minorenne – e tre ragazzi di San Giuseppe Vesuviano.

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Tutti accusati di aver stuprato la giovane, una ragazza di 30 anni, conosciuta a Napoli e poi trascinata in un fondo alla periferia tra San Giuseppe Vesuviano e Poggiomarino. Durante le fasi investigative, inoltre, in più d’una occasione i carabinieri hanno avuto difficoltà ad ascoltare i racconti della giovane Kaoutar.

“Si evidenzia” conferma infatti il decreto di archiviazione “che la persona offesa invece di fornire all’autorità giudiziaria la propria versione dei fatti, si è sottratta per ben due volte all’esame del pm”.

L’inchiesta scattò circa un anno fa, subito dopo la denuncia presentata dalla giovane marocchina, che in un primo momento aveva raccontato nei minimi particolari le presunte violenze alle quali era stata costretta “dopo aver fumato” anche uno spinello. I cinque giovani, dopo la denuncia, furono immediatamente identificati.

Adesso, la svolta finale sul caso. “Vì è più di una perplessità circa la fondatezza della versione della persona offesa” ha infine concordato il giudice con il pm “è certo che la stessa, del tutto consensualmente, trascorse la serata con gli indagati e si recò con loro in auto, a Poggiomarino, intorno alle ore 5:00. Certo è che la persona offesa si è più volte contraddetta”.




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