REGIME: IRRUZIONE ALL’ALBA NELLE CASE DEGLI ITALIANI CHE CRITICANO MATTARELLA

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Docenti universitari e collaboratori di testate giornalistiche svegliati all’alba dai carabinieri del Ros. Perquisiti come se fossero terroristi perché avrebbero insultato sui social il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Usiamo doverosamente il condizionale perché non sappiamo esattamente cosa viene contestato al professor Marco Gervasoni e a Francesca Totolo, che da anni collabora con Il Primato Nazionale, indagati con altre 9 persone in quanto avrebbero offeso l’onore e il prestigio del capo dello Stato.

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Inseriti così, in un calderone senza capo né coda fatto filtrare volutamente in modo fumoso, per creare una cortina fumogena in cui tutto si confonde. Una semplice opinione allora può diventare una minaccia, nel più allucinante e allucinogeno metodo da psicopolizia. Sorvegliare e punire le idee, scandagliarle per reperire una traccia di inaccettabilità rispetto al verbo unico è indicibile e dovrebbe preoccupare anche la sinistra italiana, passata in fretta e furia dal vietato vietare al vietato pensare. Eppure nel panopticon virtuale del controllore che affida il controllo del dibattito addirittura all’antiterrorismo, tutto questo accade come se nulla fosse. Quando giornalisti e professori vengono bersagliati per un tweet e bollati come “odiatori” significa che tira una bruttissima aria di repressione. E sarebbe semplicemente farsesco non fosse di una gravità inaudita.

Solidarietà a Marco Gervasoni e Francesca Totolo
“I giornalisti non allineati in Italia vivono pericolosi momenti di censura. Non si può rischiare il carcere per avere espresso la propria opinione. La libertà d’espressione è un diritto. Tira una brutta aria di regime nel nostro Paese”, scrive Edoardo Sylos Labini su Twitter.

“Giù le mani da Gervasoni che è un ottimo professore ed eccellente editorialista con l’unico vizio di non essere di sinistra”, cinguetta Vittorio Feltri.

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“Da tempo, spesso non condivido la forma né la sostanza di diversi tweet di @marco_gervasoni. Ma (a maggior ragione!) trovo pericolosissimo che sia sindacata/scrutinata/vagliata la libera espressione (e le opinioni politiche) di una persona. Deriva che dovrebbe preoccupare tutti”, twitta Daniele Capezzone.

“Mi sembra molto improbabile che Gervasoni organizzi minacce a Mattarella, ma mi sembra anche molto curioso che si debba fare un’inchiesta su messaggi contro Mattarella: contro Mattarella dici quello che vuoi, in una società libera si può dire quello che si vuole”, tuona Piero Sansonetti, intervistato dall’AdnKronos. “Una ‘campagna d’odio contro Mattarella’ è un concetto ridicolo. Il reato di vilipendio al presidente della Repubblica è il reato più ridicolo che esista in un qualunque codice penale. Bisognerebbe spiegare a questi che siamo nel 2021, ma non sarà facile”, aggiunge il direttore del Riformista.

Non sarà facile neppure far capire a lor signori che la libertà di espressione va difesa sempre e comunque. Solidarietà a Francesca e al professor Gervasoni.

Ma poi, detto tra noi, quale ‘onore’ e quale ‘prestigio’?




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