Arriva il finto latte Nestlè premiato dalla Ue

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Cibo sintetico, vicepresidente Ue Nestlé invita a brindare al weekend con bevanda al ‘finto latte’ fatta con piselli frullati promossa con ‘A’ da Nutriscore. Il vicepresidente capo della relazioni Ue della Nestlé Bart Vandewaetere invita tutti a brindare questo fine settimana con una nuova bevanda alternativa di ‘finto latte’ fatta con piselli gialli frullati provenienti dal Belgio e dalla Francia. Ma ‘promossa’ con una A dal Nutriscore.

Secondo la Ue il finto latte è migliore di quello vero italiano. La stessa Ue che punisce i prodotti italiani perché ‘naturali’.

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Sul rischio che il Nutriscore, inventato in Francia e fortemente sostenuto proprio dalla Nestlé, potesse diventare un grimaldello per far fuori i prodotti di qualità, Made in Italy in testa, numerosi allarmi erano stati lanciati. «Dietro una strumentale ideologia salutista si nasconde l’obiettivo di colpire l’Italia in uno degli ultimi settori in cui avevamo ancora una leadership internazionale: quello alimentare», avverte FdI da tempo. Tanto per capire di cosa si stia parlando, secondo questa originale pagella nutrizionale prodotti come prosciutto, grana, olio d’oliva sarebbero a rischio salute e quindi meritevoli di un allerta sulle confezioni; prodotti come la Coca Cola zero o il latte di piselli, appunto, sarebbero invece un toccasana, con tanto di certificazione Ue che assegna loro la lettera A, la migliore.

Va da sé che con questi criteri le multinazionali del food possano festeggiare, come ha fatto Vandewaetere. «Nutriscore per tutti gli europei. Nestlé lo sta implementando in otto Paesi europei. Nutriscore aiuta i consumatori a fare scelte informate, offre uno standard chiaro per accelerare la riformulazione dei prodotti», aveva esultato già sui social il numero due della multinazionale, come ricordato da La Verità. Per essere certa di non fallire, l’Ue ha fatto del Nutriscore il fulcro del “Farm to Fork”, il programma che dovrebbe rendere più sostenibile il sistema alimentare europeo, ma che ad oggi si è manifestato solo come un colpo al cuore delle produzioni e delle tradizioni alimentari territoriali. Il “Farm to fork” è a sua volta parte integrante di quel Green deal che Bruxelles ha legato ai soldi del Recovery, con una clausola di accettazione che non vuole lasciare scampo.

«Il Green deal ha portato al centro dell’agenda Ue l’ambiente, ma sul progetto “Farm to Fork” abbiamo delle riserve. Dobbiamo evitare approccio ideologico e coinvolgere attori della filiera», ha avvertito Meloni qualche settimana fa. Un avvertimento che oggi si ritrova in maniera puntuale anche nelle parole del consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, che promette battaglia sul latte di piselli come sull’altro «cibo di Frankenstein». «Come Filiera Italia – ha detto Scordamaglia – stiamo denunciando da tempo il pericolo che multinazionali possano utilizzare strumenti come il Farm to Fork o posizioni ideologiche contro i prodotti di eccellenza della nostra zootecnia, o ancora sistemi di etichettatura come il Nutriscore, per favorire la transizione da un sistema alimentare basato sulla terra, sui territori, sui contadini e su esperienza centenaria di trasformazione verso un sistema delle industrie dei cibi chimici e sintetici che marginano enormemente, favoriti da claim finto salutistici».




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