Famiglia di immigrati schiavizza ragazza: segregata in casa popolare pagata dagli italiani

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Zingari in casa popolare a spese dei contribuenti. Dobbiamo riprenderci l’Italia. Casa per casa.

Attirata in Italia con l’inganno, dietro la promessa di un matrimonio che le avrebbe cambiato la vita, e fin da subito ridotta in schiavitù, vessata e sottoposta ad angherie e vessazioni da una intera famiglia rom il cui obiettivo finale, secondo l’accusa, era quello di avviarla alla prostituzione o all’accattonaggio. Un incubo durato dieci giorni quello di una ragazza serba di 22 anni che per sfuggire a quell’orrore e poter lasciare la prigione nella quale era stata segregata, una casa popolare di Pianoro dove abitava il nucleo familiare, ha ingerito del detersivo per lavastoviglie finendo così in ospedale. Ed è proprio ai medici e in seguito agli agenti della Mobile che ha raccontato l’incubo nel quale era precipitata. Gli investigatori della polizia, coordinati dal pm Roberto Ceroni, hanno posto fine a questo film dell’orrore con una indagine lampo culminata ieri con quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro persone emessa dal gip Domenico Truppa: in cella sono finiti il capofamiglia romeno di 37 anni, la compagna coetanea kosovara, e i figli di lei, 22 e 19 anni, entrambi nati a Bologna. Proprio quest’ultimo ha agganciato la giovane su Facebook, corteggiandola e facendola innamorare.

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Intera famiglia schiavizza ragazza in casa popolare

Il prologo di un piano preciso, secondo l’accusa. La ragazza viene infatti convinta a venire in Italia, la famiglia ora in carcere le invia 400 euro per il viaggio ma quando arriva a Pianoro, lo scorso 20 gennaio, finisce subito in trappola. Le portano via il passaporto e il cellulare, la costringono a fare i lavori di casa, per metterla alla prova, la spingono senza successo ad avere un figlio con il 19enne, ma vive da reclusa: privata della libertà, chiusa in camera e guardata a vista, col divieto di comunicare con chiunque, soprattutto con i genitori rimasti in Serbia, contrari fin da subito a quel viaggio. Le danno da mangiare una sola volta al giorno, tanto che la giovane perde decine di chili, poi calci e pugni. Fino a quando una parente della famiglia in visita in quella casa le consiglia di fingere un malore, l’ospedale come unica via d’uscita. Lei fa di più, ingerisce del detersivo e, il primo febbraio, una volta ricoverata racconta quell’incubo. Gli agenti della Mobile si mettono al lavoro, raccolgono altre testimonianze e intercettano la famiglia che a quel punto sospetta che la ragazza abbia parlato e medita vendetta: , dice la madre dei due ragazzi riferendosi ai genitori di lei. Le minacce vanno avanti sui social, ma è ormai l’ultimo atto. Ieri l’epilogo, tutta la famiglia finisce in manette con l’accusa di sequestro di persona e riduzione in schiavitù, reati aggravati dal fine di indurre la vittima alla prostituzione e all’accattonaggio, per ripagare il debito iniziale. Una volta guarita e dimessa dall’ospedale, la ragazza è stata accolta in una comunità protetta.




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