Maxi retata nelle case di cittadini che hanno protestato contro la dittatura sanitaria sui social

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Il giornale di FdI li definisce ‘haters’. Gli haters sono nel Palazzo. Odiano il popolo.

Il pretesto per scatenare la loro furia? Le disposizioni governative e regionali emanate a contenimento della pandemia da Covid-19. Ma non basta a giustificare la frasi deliranti registrate.

Gli investigatori hanno avviato immediatamente un’indagine informatica. Hanno pertanto accertato l’identità dei titolari dei profili social dai quali erano state postate le ingiurie. La polizia parla di “espressioni offensive e ingiuriose nei confronti della magistratura, delle forze dell’ordine e di altre istituzioni”.

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Al termine degli accertamenti tecnici gli inquirenti hanno identificato – sino a oggi – 17 individui. Molti di loro risiedono a Mantova e in provincia. Dall’infermiera di Suzzara al barista 50enne di Quistello. Dalla 46enne impiegata di Roncoferraro al meccanico 56enne di Borgo Virgilio. Dall’operaia 49enne di Volta Mantovana all’operaio 60enne di Goito. Dal meccanico 28enne di Viadana al 49enne operaio di Castelbelforte. E altri ancora, alcuni dei quali con precedenti penali.

Raccolti tutti gli elementi probatori e dopo averne individuato i luoghi di residenza, gli agenti hanno convocato presso tutti gli indagati per l’effettuazione delle conseguenti attività procedurali. Al termine degli atti di polizia giudiziaria tutti sono stati denunciati in stato di libertà alla Procura della Repubblica per vilipendio delle istituzioni, mentre uno di questi è stato denunciato anche minacce a pubblico ufficiale. Su disposizione del questore della Provincia di Mantova Paolo Sartori, la divisione anticrimine della Questura sta ora valutando la posizione di ciascuno degli indagati ai fini della applicazione, nei loro confronti, di una misura di prevenzione personale.

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“Il grave errore che compiono questi soggetti – precisa il questore di Mantova Sartori sugli haters – è quello di ritenere che ciò che viene detto e scritto sui social networks non abbia ripercussioni, considerando erroneamente la realtà virtuale come una sorta di ‘zona franca’, dove è lecito porre in essere qualsiasi tipologia di condotta . Questi spazi virtuali, invece, sono del tutto assimilati al contesto reale per quanto attiene, nello specifico, alle conseguenze di carattere giudiziario che derivano da comportamenti illeciti”.

Complimentoni alle istituzioni italiane e agli operatori che, invece di andare a caccia di pedofili perdono tempo per andare a perseguitare i cittadini che mandano affanculo le istituzioni sui social. Un mix strampalato tra Gestapo e Stasi.

Quando lo Stato entra nelle case dei cittadini per chiedere loro conto di quello che hanno scritto, è uno Stato tirannico e totalitario. E’ diritto del cittadino rovesciarlo.

Immaginate con la legge Zan, cosa farebbero. Retate di pericolose casalinghe ‘omofobe’. Lo Stato, oggi, è nemico del popolo. Perché è stato occupato da loro.




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