Educatrice stuprata dai migranti in centro accoglienza: “Ce lo chiedeva lei”

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‘Strano’ che, in questi casi, non intervenga il solito soccorso femminista contro il “patriarcato che difende i maschi stupratori”.

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“Troppe incongruenze nella ricostruzione offerta dalla donna”. È il motivo con il quale il pm Emiliano Arcelli della procura dei Minorenni di Bologna, ha chiesto l’archiviazione per la denuncia di stupro che il 19 novembre scorso una educatrice di un centro ravennate per minorenni, aveva fatto contro un giovane ospite – di origine magrebina – arrestato dai carabinieri per violenza sessuale aggravata e sequestro di persona. Un colpo di scena in una vicenda che aveva destato molto clamore.

“È solo ed esclusivamente una richiesta del pubblico ministero – ha precisato l’avvocato della donna Giovanni Scudellari lasciando intuire che si opporrà alla richiesta – e confidiamo che il giudice rimetta presto le cose al loro posto”.

Sulla versione della educatrice, il pm ha nutrito da subito diversi dubbi tanto che alla richiesta di sentirla in incidente probatorio formulata dall’avvocato Luca Donelli difensore del minore indagato, il 16 febbraio scorso aveva replicato che non ce n’era bisogno avendola già sentita di persona e avendo letto la memoria nella quale la donna, “a mente fredda”, aveva fornito una versione più dettagliata di quelli che a suo avviso erano stati i fatti. Secondo quanto riferito dall’educatrice, il ragazzino, che si trovava in quella struttura per via di una misura restrittiva applicata in ragione di pregressi guai con la giustizia, quella notte era entrato nel suo ufficio ed era riuscito a impedirle di chiamare aiuto con minacce di questo tenore: “Se urli scendono anche gli altri e ti violentiamo tutti assieme”. Quindi, dopo avere chiuso la porta a chiave, lui – sempre secondo la donna – aveva abusato di lei per ore. Verso le 6, orario circa di fine turno, lei era riuscita a farsi aprire. E una volta uscita dalla struttura, aveva avvisato il compagno il quale la era subito andata a prendere per poi puntare immediatamente verso il pronto soccorso. Dopo le visite in ospedale, la donna era stata dimessa con la prescrizione di 30 giorni di riposo.

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Il giovane, sentito dai carabinieri il 7 dicembre, aveva negato tutto peraltro esibendo un ritaglio di giornale sul quale l’educatrice avrebbe scritto il suo numero di cellulare: a suo avviso, lei aveva una simpatia per lui e i suoi connazionali proponendosi con atteggiamenti sessuali espliciti e richieste palesi. Con lui, lei si sarebbe proposta in varie occasioni, portando anche alcolici in comunità dopo averli nascosti sotto ai vestiti. La sera del 18 novembre, nell’imminenza di essere trasferito in altra struttura, lei – sempre secondo il minore – lo aveva invitato nell’ufficio per condividere alcuni alcolici chiedendogli infine cosa fosse capace di fare. Lui allora, complice l’alcol, si sarebbe convinto a rimanere diverse ore con la donna.

In genere non avremmo dubbi. Ma trattandosi di ‘educatrice’ che sollazza gli invasori, potrebbe essere una pervertita. Chi fa questi lavori lo è comunque perché tradisce la propria gente in cambio di denaro.

Un po’ come quelli che li traghettano.

Detto questo, i magistrati hanno la tendenza a credere agli immigrati che violentano. Anche a quelli che spacciano.




9 pensieri su “Educatrice stuprata dai migranti in centro accoglienza: “Ce lo chiedeva lei””

    1. Sedici anni sono un’età alla quale è molto facile essere presi da spinte alla violenza se non si viene energicamente frenati da forze esterne (no, non intendo necessariamente forze nel senso fisico del termine): un sedicenne è somaticamente del tutto sviluppato, vive la fase di massima energia dell’intero arco della sua esistenza, è travolto da dosi di ormoni sovrabbondanti delle quali non ha ancora imparato a riconoscere e controllare gli effetti, ha esperienze e maturità ancora molto limitate. Per tutte queste ragioni cova un senso di onnipotenza che, lasciato a se stesso, porta alla sfrenatezza più deleteria.

      Detto questo, non dimentichiamo mai che anche un minore è in grado di compiere delle scelte. E le compie. La presunzione dell’innocenza “a prescindere” dei minori è un mito del quale faremmo bene a liberarci alla svelta (ma non lo faremo). Anche tra i minori esiste l’intera gamma che va dal santo al peggiore dei criminali.

      Aggiungo, per buona misura: siamo certi che le persone coinvolte nel caso riportato dall’articolo siano effettivamente “minori”?

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