SFONDATA QUOTA 10MILA SBARCHI: C’E’ ERDOGAN DIETRO L’INVASIONE ISLAMICA DALLA LIBIA

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C’è Erdogan dietro la recente impennata di sbarchi dalla Libia. Stizzito dalle intempestive parole di Draghi sul ‘dittatore’. E non è neanche escluso che dietro le stesse ong che in questi giorni affollano le coste libiche ci sia lo stesso mondo islamico. C’è il jihad turco a spingere i barconi verso l’Italia. Ce li manda dalla Turchia, i famosi velieri, e anche dalla Libia dove ancora agiscono i reduci della guerra siriana. Veri e propri tagliagole islamici.

Da quando il presidente del consiglio Mario Draghi lo scorso 6 aprile è volato in Libia assieme al ministro Luigi Di Maio le partenze dei barconi si sono impennate. Stesso dicasi per la visita di Lamorgese, il 20 aprile.

Sono ormai più diecimila i CLANDESTINI giunti in Italia dalle coste del Nordafrica. Erano 9.013 il 30 aprile, ultimo dato ufficiale del Viminale prima che i sottoposti di Lamorgese andassero in vacanza per il ponte dell’1 maggio. In questi due giorni sono sbarcati almeno 1.500 clandestini, compresi i 500 che l’ong tedesca Sea Watch sta per scaricare a Trapani.

Nel 2019, con Salvini al Viminale ne erano sbarcati 775 nello stesso periodo. Sono numeri da invasione.

Il 23 aprile è stato registrato un naufragio con 120 vittime, causato dal mancato appuntamento con l’ong francese dei veleni. Era il segnala atteso da Letta per imporre il ritorno delle navi militari italiane come nursery dell’invasione: da quel giorno abbiamo avuto quasi duemila sbarchi.

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I numeri del Viminale sono preoccupanti. Ma da soli non bastano a dare un’idea esatta dell’incremento del flusso migratorio lungo la rotta libica. Dall’altra parte del Mediterraneo infatti le partenze verso il nostro Paese sono in costante aumento. Ai barconi arrivati in Italia, occorre conteggiare anche quelli fermati in acque libiche. Il 4 febbraio infatti l’Unhcr ha riferito di almeno 700 migranti fatti tornare indietro verso le coste libiche dalle autorità di Tripoli. Il 29 marzo invece è stata l’Oim a segnalare il rientro in Libia di circa 1.000 migranti raggiunti dalle motovedette della locale Guardia Costiera. Altri interventi del genere sono stati riportati nel mese di aprile. Segno quindi di come la pressione migratoria stia diventando sempre più preoccupante.

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Circostanza confermata anche dall’ammiraglio Fabio Agostini, comandante dell’operazione Irini, la missione dell’Unione Europea lanciata nel 2020 per il monitoraggio del rispetto dell’embargo di armi in Libia. Nel corso del webinar The European Common Security and Defence Policy in Libya, organizzato dalla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (Sioi), l’ammiraglio Agostini ha parlato di numeri inequivocabili: “Nel corso del 2020 – si legge nelle sue dichiarazioni – le partenze dei migranti dalla Libia via mare hanno visto un aumento del 25 per cento circa anno su anno, un andamento simile ai primi tre mesi del 2021”.

Sul perché la rotta libica sia tornata ad essere quella più preoccupante sono state avanzate più ipotesi. A IlGiornale.it, il 20 aprile, il docente Vittorio Emanuele Parsi ha parlato di dinamiche interne al Paese nordafricano: “C’è un nuovo governo in Libia – ha dichiarato – ancora non in grado di controllare il territorio”. In ambienti diplomatici si sta iniziando a parlare anche di dinamiche esterne. Gli occhi sono puntati sulla Turchia. Ankara dal novembre 2019 è la principale alleata militare di Tripoli. In Libia, per aiutare l’allora governo di Al Sarraj a sconfiggere le forze del generale Haftar, ha riversato mezzi, soldi e mercenari: “La Turchia ha una forte presa su molte milizie libiche – ha sottolineato una fonte diplomatica a IlGiornale.it – anche su quelle che gestiscono il traffico migratorio”.

Tra Roma e Ankara in questo momento non corre buon sangue. Mario Draghi ha definito nei giorni scorsi il presidente Erdogan un “dittatore”, quest’ultimo ha risposto dando del maleducato al nostro presidente del consiglio. Screzi che sottintendono profonde divergenze su molti dossier: “Erdogan sa bene che l’immigrazione può mettere in difficoltà il governo italiano – ha proseguito la fonte diplomatica – da Ankara potrebbero aver dato un certo impulso alle partenze di barconi dalla Libia. Molti segnali raccolti vanno in questa direzione”. Del resto non sarebbe la prima volta: “Già in passato l’arma migratoria dalla Turchia è stata usata come ricatto verso l’Europa”, ha concluso la fonte diplomatica. Per l’Italia appare quindi ancora più importante continuare con il dialogo con il nuovo governo di Tripoli.

In totale i libici hanno bloccato quasi altri diecimila clandestini sui barconi o in procinto di imbarcarsi. Se avessimo un governo ci sarebbe un blocco navale davanti alla Libia. Invece abbiamo quello che abbiamo.

Perché sì, è vero, c’è un disegno dietro gli sbarchi, ma c’è soprattutto la nostra incapacità di fare quello che deve essere fatto: respingerli. Con le buone, se possibile, con le cattive, se necessario. E, Dio, quanto vorremmo dovere usare le cattive.




8 pensieri su “SFONDATA QUOTA 10MILA SBARCHI: C’E’ ERDOGAN DIETRO L’INVASIONE ISLAMICA DALLA LIBIA”

  1. Altrimenti, se presto, molto presto, non ci sveglieremo, ci ritroveremo i Turchi dirimpettai sia in Albania sia in Libia.
    Da sud, influenzeranno o determineranno le ondate di clandestini e da est ci minacceranno colla crescente presenza militare. E il passo da Valona a Otranto è corto, molto corto.

    1. Inoltre, qualora la Turchia dichiarasse la guerra che tanto brama, l’Ellade sarebbe aggredita non solo dalla Tracia e dall’Egeo, ma anche dall’Epiro. Dunque, l’Italia e la Grecia hanno interesse ad allearsi saldamente in funzione antiturca.

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