ISS lancia allarme varianti. Speranza: Valle d’Aosta rossa, Sardegna arancione

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Nel contesto italiano in cui la vaccinazione “sta procedendo ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate”. E’ quanto si legge nella nuova indagine rapida condotta dall’Istituto superiore di Sanità e Ministero della Salute.

Intanto il ministro della Salute Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della cabina di regia, firmerà in giornata nuove ordinanze che andranno in vigore a partire dal 3 maggio. E’ in area rossa la regione Valle D’Aosta.

Sono in area arancione le regioni Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna (che lascia quindi il rosso). Tutte le altre regioni e province autonome sono in area gialla. Questo il quadro dell’Italia “a colori” a partire da lunedì 3 maggio:

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Zona rossa: Val d’Aosta.
Zona arancione: Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna.
Zona gialla: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia
Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, PA Bolzano,
PA Trento, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto.

La Sardegna è stata tre settimane in zona rossa e ora passerà presumibilmente almeno due settimane in zona arancione. Più di un mese chiusi dopo la zona bianca.

Nel consueto rapporto settimanale dell’Istituto superiore di sanità, gli esperti scrivono che continua a calare sulle strutture ospedaliere, ma è fondamentale continuare a rispettare le regole sulla prevenzione del contagio: “Soglia di occupazione delle rianimazioni alta in 8 aree”. A preoccupare è sempre la massiccia diffusione della variante inglese su tutto il territorio, ormai al 91,6%. La Puglia, in bilico tra arancione e giallo, resterà nell’attuale zona.

Domina in Italia la variante inglese del covid. Mentre resta poco diffusa quella brasiliana. Nel nostro Paese al 15 aprile scorso la prevalenza della cosiddetta ‘variante inglese’ (B.1.1.7) del covid si attesta al 91,6%, in crescita rispetto all’86,7% del 18 marzo, con valori oscillanti tra le singole Regioni tra il 77,8% e il 100%. Per quella ‘brasiliana’ (P.1) la prevalenza era del 4,5% (0-18,3%, mentre era il 4,0% nella scorsa survey), mentre le altre monitorate sono sotto lo 0,5%, con un singolo caso della cosiddetta ‘variante indiana’ (B.1.617.2) e 11 di quella ‘nigeriana’ (B.1.525). La stima viene dalla nuova indagine rapida condotta dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute, insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. L’indagine – precisa una nota – integra le attività di monitoraggio di routine, e non contiene quindi tutti i casi di varianti rilevate, ma solo quelle relative alla giornata presa in considerazione.




3 pensieri su “ISS lancia allarme varianti. Speranza: Valle d’Aosta rossa, Sardegna arancione”

  1. Con l’eccezione della Campania il governo ha voluto tenere chiuse le attivita’ legate al turismo dell’intero sud, che di quello vive, anzi sopravvive… la distruzione sistematica della piccola e media borghesia consumista e capitalista continua imperterrita anche con la Lega a Forza Italia al governo come se non peggio di quando governava Conte.

    1. vengono distrutte solamente le partite IVA ed i loro dipendenti

      poi c’e la pletora di impiegati pubblici, che addirittura ci guagnano
      perche lavorando con il covid, gli danno pure vari indennizzi,

      Una infermiera, ad esempio, guadagna 50 euro l’ora, per fare i vaccini.
      Questo significa che otto ore di lavoro, sono 400 euro al giorno, che per 20 gg, sono 8000 euro al mese.

      Inoltre il fatto che non si puo uscire per andare ad i ristoranti, cinema, discoteche, teatri, viaggi, ecc
      questa gente accumula danaro.

      Come al solito il pubblico impiego, lavora per distruggere la societa in cambio del suo pezzo di pollo.

      1. Hai detto bene.
        C’è mezza Italia che vorrebbe non finisse mai.
        Chi se la prenderà in quel posto saranno le partite IVA, autonomi ed imprenditori.
        Solo che la prima metà ancora non vuole capire che anche loro subirebbero l’effetto domino perché sono gli imprenditori (o gli odiosi padroni, per i sinistri) che fanno girare gli ingranaggi.

I commenti sono chiusi.