Nelle banlieue ghetto di Francia. “Mio figlio mi ha chiesto, davvero esistono i francesi?”

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“Nella scuola del nostro quartiere non c’è più mescolanza. Ed è un peccato, signor presidente, che mio figlio di 8 anni mi abbia chiesto se esista davvero il nome Pierre o se lo scrivono soltanto nei libri”: l’appello di Naima Amadou, una madre musulmana, che si è rivolta ad Emmanuel Macron in visita nel difficile quartiere della Mosson, a Montpellier alcuni giorni fa, fa discutere e riflettere i francesi sulle banlieue del paese, ormai sempre più chiuse in se stesse e divise per fasce sociali ed etniche.

Beh, che discorsi, i francesi non vogliono che i figli vengano decapitati in classe insieme ai professori. Il problema è a monte: cosa ci fanno i non francesi in Francia? E i non italiani in Italia?

Il video della donna che si è rivolta al presidente – che era a Montpellier per un discorso di condanna della violenza (islamica, ma non si può dire) – è stato uno dei più visti sui social in settimana. Si conclude con la risposta che la donna – che indossa il velo ed appare di spalle – ha dato al figlio: “Gli ho detto di sì, che ci sono persone che si chiamano Pierre. Ma è veramente un peccato”.

L’episodio ha spinto la Francia ad interrogarsi ancora una volta sulle sue periferie che assomigliano sempre più a ghetti per fasce sociali povere, in gran parte divise per etnia. E con vere e proprie città – con le loro scuole, le palestre, i locali, le squadre di calcio – ormai monoculturali e monoetniche. I ceti sociali più benestanti continuano ad essere nel centro delle grandi città e vicini alle scuole più prestigiose, attraverso le quali si accede a studi superiori di altissima qualità. Gli altri, quelli che vivono nelle banlieue, lamentano di non avere accesso al meglio che la Francia può offrire.

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Naima Amadou è musulmana ma ha vissuto nello stesso quartiere della Mosson un’epoca diversa, in cui ci si poteva tranquillamente mescolare, senza la violenza e il “separatismo” che proprio una legge voluta da Macron cerca di combattere. E glielo ha ricordato sul luogo della visita, un locale strappato al traffico di stupefacenti e restituito alla vita di quartiere: ha messo la figlia in una scuola privata, che sta lontano, affinché ritrovi quella mescolanza con persone diverse che lei ha vissuto da ragazza: “Io – ha detto – ho conosciuto la scuola della Repubblica con una grande mescolanza, oggi non la riconosco più”.
Negli articoli e le interviste di questi giorni sul tema sollevato da Naima – che ha spiazzato Macron – va controcorrente un articolo di Le Figaro, che spiega come, al di là del problema di banlieue dove la diversità è ormai assente, Pierre sia davvero un nome praticamente dimenticato dai francesi: “Soltanto 8 bambini con questo nome sono nati nel 2019” nella regione di Montpellier, l’Hérault. A livello nazionale sono stati 465 su un totale di 364.924 maschi, pari allo 0,1%. In 30 anni, i ‘Pierre’ sono ridotti a un nono di quello che erano. Al contrario di Léo, il nome più gettonato oggi per i francesi (moltiplicato per 7 nello stesso periodo) e Mohamed, triplicato.

Non puoi imporre alle persone di vivere insieme, a meno di non essere una dittatura sovietica – presto vi imporranno anche di mescolarvi in casa – e quindi è naturale che il simile cerchi il simile. Quando Naima era piccola i musulmani in Francia erano ancora relativamente non troppi, ora sono talmente tanti che non ci sono abbastanza francesi che si possano mescolare con loro.

Ah, e i pochi Pierre ancora presenti in zona li ammazza Mohammed:

Montpellier : Saïd Nabi, délinquant algérien, qui avait tué Pierre à coups de couteau, comparait libre au tribunal




8 pensieri su “Nelle banlieue ghetto di Francia. “Mio figlio mi ha chiesto, davvero esistono i francesi?””

  1. L’immigrazione annienta la popolazione autoctona e favorisce quella allogena. Specialmente quando quella autoctona è sterile.

    1. Non siamo sterili noi italiani è che negli ultimi trenta anni, il mondo del lavoro soprattutto la cgil, ha attuato politiche a sfavore delle donne e della famiglia. Un esempio le dimissioni in bianco e gli asili nidi comunali che costano come diamanti. Ovviamente solo a carico di italiani.

  2. “Che peccato” si riferisce al fatto che esistano ancora dei bimbi di nome Pierre o che ci siano interi quartieri trasformati in madrasse?

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