Cittadino condannato per avere paragonato Scalfarotto a Hitler: ‘omofobia’

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I giudici ideologicamente vicini al mondo omosessista già condannano per ‘omofobia’ prima che esiste la famigerata Legge Zan. Figuriamoci cosa farebbero se esistesse.

Ad esempio, a Parma, c’è un giudice che è arrivato a condannare un cittadino per diffamazione perché avrebbe avuto l’ardire di paragonare un politico a Hitler.

Ritenere che, “promuovendo” un “disegno di legge” per contrastare la omotransfobia, Ivan Scalfarotto “volesse conculcare la libertà di determinazione sessuale dei bambini e irregimentarli in una dittatura ideologica assimilabile, per pericolosità, a quella nazifascista costituisce un inaccettabile stravolgimento e manipolazione della realtà”. Lo scrive il Tribunale di Parma nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato per diffamazione l’autore di un video, pubblicato su YouTube nel 2015, nel quale si accostava l’immagine del parlamentare, anche sottosegretario all’Interno, “a quella di Adolf Hitler in quanto esponente della cosiddetta ‘ideologia gender'”.

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Quindi, avere l’opinione che l’ideologia gender sia totalitaria, e lo è, sarebbe secondo questo giudice reato. Siamo al totale stravolgimento del diritto. Si impedisce al cittadino di criticare, anche aspramente, i propri rappresentanti. Come in Cina.

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na condanna a mille euro di multa e a duemila euro di risarcimento. Il video era stato pubblicato nel luglio di 6 anni fa quando Scalfarotto, assistito nel processo come parte civile dal legale del Foro di Milano Davide Steccanella, stava seguendo “l’iter parlamentare” del disegno di legge “da lui promosso”, come si legge nella sentenza del giudice Beatrice Purita. Il filmato si intitolava ‘Stop ideologia gender, colonizzazione ideologica’. Il pm aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato.

Per il giudice, dal video emerge “in modo inequivoco l’associazione di Scalfarotto all’immagine di Hitler” e il “messaggio” che se ne trae “è che egli fosse fautore di un pensiero dittatoriale” che rovina la “libertà di espressione dei bambini”. Non era, quindi, una legittima critica nei confronti della sua attività di promozione di quel disegno di legge, che poi non venne approvato (si discute in questi giorni, tra l’altro, del ddl Zan contro l’omotransfobia).
Nessuna “attenuante”, si legge ancora, anche se l’imputato aveva deciso di rimuovere il filmato e aveva mandato una lettera di scuse a Scalfarotto. Gesti che, a detta del giudice, puntavano solo alla “remissione di querela”.

Sarebbe interessante conoscere le abitudini di questo giudice che condanna un cittadino perché fa una vignetta con Scalfarotto come Hitler. Non viviamo in democrazia. Ma nella dittatura delle toghe. E qualcuno vuole dargli anche il bazooka della Legge Zan. Al contrario: va impedito loro di sentenziare su reati di opinione. Vanno aboliti i reati di opinione. Paragonare un politico ad un dittatore non è ‘diffamazione’, è esprimere un diritto difeso dalla costituzione. Se avessimo un ministro della Giustizia questo invierebbe gli ispettori.

Ci stanno togliendo la libertà di pensiero e parola. Altro che coprifuoco e ristoranti.




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