Cristiani perseguitati ovunque nel mondo dai musulmani: noi li portiamo in Italia e costruiamo moschee

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La libertà religiosa è violata in quasi un terzo dei Paesi del mondo (31,6%), dove vivono circa due terzi della popolazione mondiale; 62 Paesi su un totale di 196 registrano violazioni molto gravi della libertà religiosa.

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Il numero di persone che vivono in questi Paesi sfiora i 5,2 miliardi, poiché tra i peggiori trasgressori vi sono alcune delle nazioni più popolose del mondo (Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Nigeria).

Come si evince dalla mappa, a parte qualche caso particolare, parliamo quasi esclusivamente di Paesi islamici che impediscono ai cristiani di praticare il culto: anche nelle proprie case. Intanto, noi, dementi, importiamo islamici da questi Paesi e permettiamo loro di costruire moschee nelle nostre città. Una follia e un criminel.

E’ quanto emerge dal Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre.

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Nell’ultimo anno si sono registrate anche discriminazioni per le minoranze negli aiuti per la pandemia da Covid-19. Si osserva poi in alcuni Paesi una escalation delle violenze sessuali come “arma” per la conversione.

La minaccia jihadista si sposta dai paesi dove era nato l’Isis, Siria e Iraq, soprattutto in Africa ma anche nelle aree del mondo con “lo scopo di creare un califfato transcontinentale”, ha detto il direttore di Acs-Italia, Alessandro Monteduro. “In 26 nazioni del mondo si soffre la persecuzione. Nove Paesi per la prima volta si sono aggiunti alla lista: sette in Africa (Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Mali e Mozambico) e due in Asia (Malesia e Sri Lanka).

La causa principale – ha spiegato Monteduro – è la progressiva radicalizzazione del continente africano, specie nelle aree sub-sahariana e orientale, dove la presenza di gruppi jihadisti è notevolmente aumentata. Questa radicalizzazione non si limita tuttavia all’Africa. Il Rapporto 2021 di Acs sulla libertà religiosa nel mondo descrive il consolidamento di un network islamista transnazionale che si estende dal Mali al Mozambico, dalle Comore nell’Oceano Indiano alle Filippine nel Mar Cinese Meridionale, il cui scopo è creare un califfato transcontinentale”.

E noi li facciamo entrare a casa nostra.




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