RIVOLTA ISLAMICA A MILANO: RAPPER MAROCCHINO ARMATO DI MACHETE CONTRO POLIZIOTTI – VIDEO

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Il rapper Zefe brandiva un machete contro i poliziotti intervenuti sabato scorso a Milano nel quartiere San Siro per disperdere i 300 figli di immigrati scesi in strada per girare il video di un altro rapper islamico, il marocchino nato in Italia Neima Eizza:

300 IMMIGRATI METTONO A FERRO E FUOCO UN QUARTIERE DI MILANO: E’ STATA UNA RIVOLTA ISLAMICA – VIDEO

Il 20enne Zefe, nome d’arte di Kazir Siffedine, nelle immagini riprese dalle forze dell’ordine appare in primo piano con un machete che rivolge contro gli agenti disposti in assetto antisommossa.

Cosa deve accadere, ancora, per abrogare i ricongiungimenti familiari?

Un’immagine del machete utilizzato durante l’aggressione, avvenuta il 15 luglio in strada a Modena, ai danni di un 22enne del Burkina Faso, per cui sono stati arrestati padre e due figli, tutti italiani, di 53, 30 e 24 anni, 21 ottobre 2020.
ANSA/ POLIZIA DI STATO
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Due giorni dopo i fatti è stata aperta un’inchiesta in cui sono confluite le informative della Digos, della Squadra mobile e degli agenti del Commissariato Bonola che sono intervenuti sul posto. In zona San Siro, la ricostruzione, circa 300 ragazzi si sono ritrovati nel pomeriggio per un video rap senza alcun distanziamento e poi hanno iniziato a lanciare pietre, bastoni e bottiglie contro le forze dell’ordine intervenute. Le indagini puntano a verificare le responsabilità nell’organizzazione della manifestazione, ossia degli assembramenti per girare quel video del rapper Neima Ezza, con le conseguenti violazioni delle norme anti-Covid. E ad approfondire anche le condotte dello stesso musicista 19enne, il quale, tra l’altro, stando a quanto riportato da alcuni media, avrebbe detto ai ragazzi, molti dei quali minorenni, frasi come “quando viene la polizia non scappate“. Quando i ragazzi, tra i 16 e i 20 anni si sono spostati verso piazzale Selinunte da via Micene, le forze dell’ordine hanno dovuto lanciare un lacrimogeno per disperderli. Prima i giovani erano saltati su alcune auto in sosta, danneggiandole.

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Identificati, perquisiti e portati via dalle loro case di piazzale Selinunte, di via Tracia, di via Preneste a Milano. Gli agenti che si presentano alle prime luci del giorno nel quartiere San Siro arrivano in forze. Con le unità cinofile, gli specialisti della scientifica con le videocamere, i mezzi blindati del Reparto Mobile e i rinforzi del Reparto prevenzione crimine in caso di necessità (non ce ne sarà) bisogno. Hanno obiettivi precisi, i poliziotti. Tredici appartamenti di altrettanti ragazzi – tre sono i minorenni – coinvolti nei disordini di sabato 10 aprile, quando trecento ragazzi e qualche decina di agenti si fronteggiarono in piazza Selinunte a colpi di bottigliette e lacrimogeni: la polizia era stata avvertita dai residenti, molti giovani partecipavano a un video del rapper Neima Ezza, che proprio oggi ha pubblicato il suo ultimo singolo. C’è anche un 14esimo ragazzo perquisito: è il rapper Zefe, a Novara. Nelle immagini di sabato aveva un machete in mano.

C’è anche Neima Ezza, insieme a Baby Gang, altro musicista che aveva partecipato al flash mob, tra i perquisiti, in un’operazione che ha coinvolto la Squadra Mobile, il commissariato di Bonola e le volanti. I decreti sono stati emessi dal Sostituto Procuratore Alberto Nobili, coordinatore del pool antiterrorismo della Procura di Milano con il pm Leonardo Lesti, e da Ciro Cascone, Procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Milano. Entrambi i rapper sono indagati: Babygang (Zaccaria Mouhib, 19enne, il ragazzo che nei primi video diffusi sabato incitava gli altri a non scappare davanti alla polizia) e Neima Ezza sono accusati di violenza o minaccia e resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non preavvisata. Negli atti si parla di “assembramento non autorizzato” con “resistenza nei confronti delle forze dell’ordine” con lancio anche “di armi”.

I reati contestati sono: concorso per manifestazione non preavvisata, violenza e resistenza a pubblico ufficiale aggravate. A un indagato è stato contestato il porto d’armi. Tra gli appartamenti setacciati, anche uno in via Preneste 2 dove una targa ricorda il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli – morto in questura la notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969 – che qui abitava con la sua famiglia. Ai ragazzi vengono contestate anche “le offese e le violenze verbali” contro le forze dell’ordine e il “porto e il lancio di armi e oggetti pericolosi”. Le perquisizioni, come si legge nei decreti a carico di ‘Baby Gang’ e ‘Neima Ezza’, sono finalizzate anche a trovare elementi sulla “ragionevolmente ipotizzabile sussistenza di altri reati caratterizzati da situazione di connessione”. Col blitz si cercano anche “armi, munizioni, strumenti da punta e taglio”, data la “particolare violenta animosità, desumibile dalle condotte tenute in piazza” e la “eccezionale veemenza dei fatti”.

Sono tutti figli di Sala:

SALA RICEVE I RAPPER ISLAMICI CHE HANNO ASSALTATO LA POLIZIA – FOTO CHOC




5 pensieri su “RIVOLTA ISLAMICA A MILANO: RAPPER MAROCCHINO ARMATO DI MACHETE CONTRO POLIZIOTTI – VIDEO”

  1. Una sana ed educativa scarica di sante legnate sul groppone ,poi una punturina e….Si sveglia al Paesino suo.

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