“Avevamo ragione, l’Alan Kurdi era un pericolo per tutti”: sequestro confermato fino a novembre

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L’Alan Kurdi può riprendere il mare dopo quasi 7 mesi di fermo. Lo ha deciso il Tribunale amministrativo di Cagliari con un’ordinanza che ha solo in parte accolto il ricorso della ong Sea Eye contro ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Capitaneria di Porto di Olbia. La nave infatti rimarrà sequestrata ma potrà nel frattempo andare in Spagna per riparazioni. Ma non potrà operare.

La nave della ong tedesca aveva attraccato al molo Cocciani del porto industriale di Olbia il 25 settembre del 2020 dopo aver prelevato in Libia 133 migranti: 10 clandestini positivi al Covid: quarantena per tutti.

Il 9 ottobre gli ispettori della Capitaneria di Porto avevano deciso di bloccare la nave per “irregolarità tecniche”. L’ispezione si basava su una direttiva comunitaria che permette agli Stati membri dell’Unione europea di eseguire controlli sulle navi straniere che approdano nei porti nazionali. Secondo le risultanze del controllo, l’Alan Kurdi avrebbe presentato delle irregolarità tali da compromettere la sicurezza dell’equipaggio nonché quella delle persone soccorse.

Ma il Tar ha dunque annullato, previa sospensione dell’efficacia, il provvedimento con cui la Capitaneria aveva disposto il fermo amministrativo. Il giudice ha stabilito che la nave non deve più essere trattenuta, in quanto Sea-Eye potrebbe subire “gravi danni finanziari e altri di natura complessa” in caso di mancata autorizzazione a trasferire la nave in Spagna per sottoporla tempestivamente ai lavori di ispezione e manutenzione biennali previsti.

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La data del processo, dove sarà presa una decisione sulla legalità della detenzione, è fissata per il 3 novembre 2021.

“Era il 25 Settembre del 2020, quando supportato da consiglieri regionali, militanti Lega Sardegna e cittadini, mi sedevo dimostrativamente sul molo del porto di Olbia nel tentativo di impedire l’attracco della nave della Ong tedesca Sea eye ‘Alan Kurdi’”. Lo ricorda Eugenio Zoffili, deputato e coordinatore regionale della Lega Sardegna, Presidente della Bicamerale Schengen, Europol e Immigrazione.

“Protesta pacifica – aggiunge -, nell’esercizio delle mie funzioni, per ribadire che l’attività delle Ong nel Mediterraneo non solo rappresenta un incentivo alle attività dei trafficanti di esseri umani, aumentando il cosiddetto ‘pull factor’ verso le nostre coste, ma che nel caso della Alan Kurdi sussistevano anche problemi di sicurezza specifici che il fermo giudiziario prima e il Tar poi hanno confermato, costringendo la nave ad abbandonare il territorio italiano e tornarsene in Spagna per eseguire urgenti lavori di riparazione”.

“Resta peraltro ferma, come si legge nella decisione giudiziaria riportata sui giornali, l’interdizione per la nave a ripetere le operazioni di ricerca e trasferimento dei migranti sul territorio italiano, almeno finché non saranno ripristinate le condizioni di navigazione a norma di legge. Mi auguro che non torni più nel nostro Paese s che questa vicenda stimoli tutti a una riflessione su come la politica dei porti aperti si stia rilevando fallimentare in tutti i sensi, sia perché mette a repentaglio equipaggi e migranti, sia perché rappresenta un potenziale ulteriore veicolo di contagi per la popolazione già stremata da un anno di pandemia. Sulla salute, sulla vita non si scherza: tanto più ora che l’Italia deve guardare con decisione e serietà alle prossime riaperture che finalmente archivieranno questa triste stagione”, conclude Zoffili.