Islamici senza mascherina assembrati nella moschea abusiva – FOTO

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Come ogni venerdì, nella moschea abusiva di via Carissimi a Milano si sono assembrati senza controllo i musulmani, in fila per entrare all’interno della palazzina che ospita il centro culturale islamico: chiamano così le moschee abusive in tutta Italia. Per loro non c’è Covid.

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La maggioranza degli islamici non indossa la mascherina in maniera corretta. A denunciare l’episodio è stata l’eurodeputata e consigliere comunale della Lega Silvia Sardone, che già aveva segnalato un caso simile in via Lopez, dove i musulmani pregano abusivamente in una ex panetteria:

Milano zona rossa ma non per gli islamici: assembramento alla moschea abusiva – FOTO

I cittadini l’hanno poi chiusa:

Islamici assembrati in moschea mentre i locali italiani sono chiusi: moschea chiusa dai cittadini

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“La zona rossa per gli islamici non vale? E come mai il Comune non pensa ai crescenti rischi di estremismo islamico?”, taglia corto Silvia Sardone. D’altronde, a luglio del 2020 è stato arrestato un uomo per propaganda pro Isis che aveva frequentato più volte proprio la moschea abusiva in questione.

La questione è annosa nella comunità milanese, soprattutto quella che riguarda le moschee abusive. È impossibile censirle tutte, tanto più che quando intervengono le forze dell’ordine per chiuderne una, in tempi rapidi ne viene aperta un’altra. In tutta la Lombardia sarebbero circa 70-75 i centri di preghiera irregolari, ma alla Regione hanno risposto poco più della metà dei Comuni.

Per eliminare le moschee abusive, basta una espulsione di massa di musulmani. A cominciare dai clandestini per poi proseguire con gli altri. Parliamo di centinaia di migliaia di persone. E si può fare. Lo Stato ha dimostrato che si può usare la forza per reprimere la libertà dei cittadini, figuriamoci se non è in grado di liberare il territorio da centinaia di migliaia di abusivi.

Alcune moschee abusive sono note da tempo e incredibilmente “tollerate” dal Comune, con gravi disagi dei condomini, intenzionati a far valere i loro diritti: è quel che accade per esempio in via Cavalcanti, dove da anni come luogo di preghiera viene utilizzato indebitamente un magazzino-locale di deposito che si trova otto metri sotto il livello del suolo. Un altro caso di moschea abusiva invece è spuntato tempo fa in via Ricciarelli, ed è stato oggetto di un’interrogazione parlamentare del deputato leghista Igor Iezzi, oltre che di un esposto dei condomini che parlano anche di una “presunta scuola araba”. Tutti luoghi dove si assembrano a loro piacimento i fedeli, noncuranti delle norme anti contagio previste da governo e regione.