Profughi in sciopero della fame: “Basta riso col tonno e i fagioli”

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Per pranzo riso e una scatoletta di fagioli o di tonno, che devono bastare anche per la cena, e per scaldare il pasto di 40 persone ci sono ‘solo’ due forni a microonde. Così ieri a Peagna, Savona, è scoppiata la protesta degli ospiti del centro di accoglienza immigrati di Santa Maria Belfiore.

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Una struttura che dal 2015 ospita scrocconi soprattutto dall’Africa Nera, ma anche da Pakistan e Bangladesh.

Ieri gli ospiti hanno appeso a finestre e balconi alcuni striscioni con cui chiedono, in più lingue, cibo e rispetto, rifiutando quell’unico pasto.

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«Siamo seriamente preoccupati per la salute di questi ragazzi. Molti di loro lavorano in campagna e percorrono decine di chilometri in bicicletta con tante ore di fatica sulle spalle e senza niente nello stomaco», delira il Comitato Antifascista intervenuto in sostegno degli scrocconi.

«Non si tratta di una scelta nostra ma di una normativa della Prefettura del primo gennaio scorso che prevede, nei centri collettivi il divieto di utilizzo della cucina – spiega CooperArci, che gestisce il centro – I ragazzi non possono cucinarsi il cibo come avveniva prima. Siamo disposti a sederci attorno a un tavolo, dapprima con i ragazzi e poi con le autorità preposte, per stabilire un menù accettabile da tutti».

Arci fa soldi coi circoli privati che in realtà sono bar e con l’accoglienza dei clandestini. E finanzia l’ong di Casarini che glieli consegna. E’ tutto un magna magna quello dei buonisti.




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