All’alba, questo gruista, padre di tre figli, di solito va a fare jogging. Stavolta, essendo i cani allontanatisi dalla casa di famiglia a Libercourt (Pas-de-Calais), zona infestata da clandestini, è andato a cercarli.
Dopo alcune ore, la moglie ha avvertito la polizia municipale: il marito non era tornato. E per una ragione. Lungo il suo cammino, l’operaio ha incrociato alcuni immigrati. E’ stato massacrato e bruciato vivo. Il motivo? Fabien Lherbier, questo il nome della vittima sopravvissuta con gravi invalidità, uno sguardo ritenuto dagli aggressori ‘brutto’.
Nel palco della Corte d’assise di Douai si svolgerà, da oggi giovedì 4 marzo e fino al 12, il processo a tre giovani dai 24 ai 27 anni. I due principali imputati, Mohamed A. e suo cugino Bilal B. , con precedenti da spacciatori di droga, avevano solo 19 anni nel 2015.
Il 28 maggio 2015 all’alba, la Opel Corsa di Fabien Lherbier è entrata in un vicolo cieco nella piccola città di Libercourt. Mohamed B., che fumava uno spinello mentre aspettava qualcuno, e gli altri due imputati che bevevano alcolici, lo aggrediscono poco dopo sceso dalla macchina, per uno “sguardo”.
L’uomo è stato colpito prima da Mohamed A. poi alla testa da Bilal B., che lo ha colpito con una bottiglia. Mentre l’uomo cadeva, i due cugini, secondo quanto riferito, lo hanno picchiato per poi dargli fuoco e abbandonarlo. Dandolo per morto. Non era morto.
Bastardi vigliacchi.
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