Così 10 africani hanno stuprato una ragazzina italiana

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Violenze, furti, stupri. È quanto hanno subito i cittadini di questo territorio durante la seconda guerra mondiale al passaggio delle truppe marocchine. Momenti che mai si cancelleranno dalla memoria collettiva, tanti i segni lasciati nelle varie comunità.

Sono vere e proprie pagine di orrore custodite negli archivi dell’associazione nazionale “Vittime delle Marocchinate” dove sono anche conservate le denunce e i racconti di chi ha subito in prima persona quelle barbarie. E proprio da quelle pagine emergono sempre nuovi dettagli di quei momenti bui che hanno lasciato una ferita sanguinante e mai rimarginata nel territorio.

Nei giorni scorsi un altro documento molto importante racconta delle storie drammatiche. È il parroco della chiesa di Monticelli a raccontare, in un documento datato 22 maggio 1944, il furto dell’oro della chiesa.

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«Il 17 maggio mi dirigevo verso Spigno Saturnia dopo lungo cammino onde poter raggiungere un comando alleato. Durante il tragitto, circa nei pressi di Pollega, incontrammo reparti marocchini che ci intimarono il fermo con le armi spianate. Ci sottoposero tutti, uomini e donne, in particolare ad una minutissima perquisizione portandoci via tutto quanto avevamo addosso. Così a me fu sottratto 1250 grammi di oro che costituiva il tesoro della parrocchia della quale ero titolare, oro che a costo di molti sacrifici e non pochi pericoli ero riuscito a salvare dalla furia tedesca.
A mio fratello furono portati via biglietti di banca per 37.400 lire più un orologio d’oro e tutto il corredo personale. Ad altro mio fratello un portafoglio contenente 15.900 lire tra biglietti di banca e titoli di Stato oltre un orologio di rilevante valore. A mia sorella il portamonete contenente 5.400 lire. A mio nipote un portamonete contenente 8.600 lire. Inoltre ognuno di noi aveva con se una valigia contenente degli effetti di vestiario che avevamo potuto salvare. Anche questo ci è stato portato via senza alcuna pietà».

Pietà. Una parola che le truppe marocchine non conoscevano visto che portarono violenze inaudite in questo territorio. Violenze che furono compiute anche quel giorno davanti agli occhi terrorizzati dei presenti.
È lo stesso parroco a raccontare quanto avvenne: «Davanti ai miei stessi occhi una giovanetta fu dai soldati marocchini strappata dalle mani dei genitori e condotta a poca distanza. Fu violentata da circa dieci marocchini uno dopo l’altro e lasciata in terra svenuta in seguito alle percosse e agli atti subiti».

Definirli momenti di terrore sarebbe riduttivo. Perché quella vissuta in questi territori è la pagina più dura e cruenta della storia. E quei momenti sono ben rappresentanti dall’allora parroco di Monticelli che nella sua denuncia chiude affermando che «nessun sentimento umano anima queste belve che non hanno rispetto né per l’età come non hanno dimostrato di averne per l’abito sacro che io indossavo».

Non è cambiato nulla. Continuano ad invaderci. E a stuprare.