Crisanti ottimista: “E’ in arrivo la terza ondata” – VIDEO

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Nessun virologo dice che le varianti sono entrate in Italia perché invece di chiudere la gente in casa dovevamo chiudere le frontiere.

Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, ha spiegato che non c’è tempo da perdere: “È evidente che sta per arrivare la terza ondata dell’epidemia di coronavirus. Le Regioni non lo vogliono capire. I presidenti sono il maggior ostacolo all’introduzione delle misure. Bonaccini propone la zona arancione scuro? Era contrario dieci giorni fa”, dice. “Da quanto tempo i tecnici hanno detto che c’è il rischio terza ondata? Avremmo dovuto fare il lockdown a Natale, questa è la verità”, spiega. E questo perché “i segnali della terza ondata ci sono tutti, la variante inglese è già al 35%, fra due settimane rischiamo 40mila casi”. La crescita dei contagi però non è ancora iniziata. “C’è sempre un periodo di latenza da considerare. Certe curve all’inizio sono piatte e poi improvvisamente vanno verso l’alto. Ci stiamo avviando verso la terza ondata. Forse riusciamo per una volta a fermarla prima che ci esploda tra le mani però…”. Con il lockdown? “Certo. C’è poca differenza tra zona rossa ed arancione, ma una stretta va fatta”.

il report #40 dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute sul tema è stato molto chiaro ieri: “Questa settimana si osserva un peggioramento nel livello generale del rischio. Una Regione (Umbria) ha un livello di rischio alto secondo il DM del 30 Aprile 2020. Sono 12 (vs 10 la settimana precedente) le Regioni/PPAA con una classificazione di rischio moderato (di cui sei ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e otto con rischio basso. Dieci Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale maggiore di 1 di cui nove anche nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2, in aumento rispetto alla settimana precedente. Le altre Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale compatibile con uno scenario di tipo uno”. E quindi, scrivono gli esperti nel report:

Si confermano, per la terza settimana ,segnali di tendenza ad un graduale incremento nell’evoluzione epidemiologica che richiede misure di mitigazione nazionali e puntuali interventi di mitigazione/contenimento nelle aree a maggiore diffusione. Un nuovo rapido aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza di base è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per COVID-19 in area critica;
Si ribadisce, anche alla luce della conferma della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità. Analogamente a quanto avviene in altri paesi Europei, si raccomanda il rafforzamento/innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale.
È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile. Si ricorda che è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine. Si ribadisce la necessità di rispettare le misure raccomandate dalle autorità sanitarie compresi i provvedimenti quarantenari dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stessi.
“Vi spiego perché ci sono i segni della Terza Ondata e l’unica soluzione è il lockdown nazionale”
L’idea del professore è che sia necessario intervenire prima per evitare che la situazione si aggravi poi: “Ci sono tutti i segni di un inizio della Terza Ondata: casi in aumento e variante in rapida crescita. Se vuoi curare una polmonite non aspetti che lo diventi, cerchi di curarla prima che si aggravi. Non dobbiamo aspettare di arrivare a 50mila casi al giorno per capire che abbiamo un problema e bisogna intervenire”, conclude Crisanti.

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Il professore parla del 35% di nuovi casi di variante inglese registrati in un giorno in Toscana, dato che si pensa sia la prova di una grande velocità di propagazione visto che si tratta di un dato molto più alto di quello trovato il 3 e 4 febbraio, quando è stata fatta la prima ricerca per il ministero e si era intorno all’8%.

Del resto l’andamento ricalca quello che si sta osservando in tutto il Paese, con la variante inglese che si appresta a diventare prevalente molto velocemente, proprio come ha già fatto nel Paese dove è stata isolata la prima volta.

Di variante inglese in Italia si parla nello “Studio di prevalenza della variante VOC 202012/01, lineage B.1.1.7 in Italia” dell’Istituto Superiore di Sanità e della Fondazione Bruno Kessler. Per punti:

diversi studi realizzati con modelli matematici hanno evidenziato che la variante VOC 202012/01, lineage B.1.1.7 presenta una maggiore trasmissibilità. Si sospetta inoltre che essa si possa associare ad una maggiore virulenza;
la prevalenza nazionale di VOC 202012/01 il 4-5 febbraio 2021 è pari a 17,8%. Tale valore costituisce una media ponderata che tiene in conto dei casi notificati nelle Regioni/ PPAA nei due giorni della survey e non una stima sui dati nazionali;
la rilevazione della variante VOC 202012/0 nella quasi totalità delle Regioni/PPAA partecipanti è indicativa di una sua ampia diffusione sul territorio nazionale.
In base a questi dati lo studio sostiene che è prevedibile che la variante inglese nelle prossime settimane diventi dominante nello scenario italiano ed europeo; per questo lo studio “raccomanda di intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione della variante VOC 202012/0, rafforzando/innalzando le misure in tutto il paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto”. Se dovesse verificarsi lo scenario peggiore, partirebbe così la Terza Ondata che costringerebbe il paese a un nuovo lockdown totale.

Vittoria Colizza, fisica romana 43enne dal 2011 a Parigi, che guida l’EPIcx Lab che studia i modelli delle epidemie e contribuisce a orientare le scelte del governo francese: “Il lockdown funziona. Nei Paesi che hanno avuto una fiammata epidemica e hanno chiuso, come il Regno Unito o il Portogallo, i casi ora stanno scendendo molto rapidamente. Ma sono confinamenti stretti, simili a quelli che abbiamo conosciuto in Italia o Francia a marzo. Altri Paesi hanno agito in maniera differente, cercando di anticipare l’impennata della curva”. Come ha fatto la Germania, spiega Colizza, insieme all’Olanda, mentre Francia e Italia “sono i Paesi che grazie alle misure già prese in precedenza sono riusciti a spingere più in avanti il momento in cui l’andamento costante si rompe e la variante finisce con il prendere il sopravvento, il che è inevitabile. Lo sappiamo da dicembre, quando il governo britannico ci ha avvertito: con una contagiosità così più alta, il vantaggio selettivo della variante è tale che il virus originario sarà soppiantato. In Francia, già a gennaio abbiamo indicato che la variante diventerà dominante tra fine febbraio e inizio marzo. Un mese dopo, le previsioni sono confermate. Il virus storico, impattato dal coprifuoco alle 18, sta scendendo. Ma è la variante che cresce e che renderà insufficienti quelle misure”.




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