Baby gang di immigrati terrorizzano Bologna

Vox
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Il giornale locale di Bologna ha un interessante articolo sulle baby gang di immigrati che terrorizzano la città. Nel pezzo, il giornalista prima scrive che sono “tutti minorenni, tra i 14 e i 17 anni. Italiani, stranieri, di seconda generazione”, poi, però, quando entra nei casi particolari, viene fuori che sono tutti immigrati di prima o seconda generazione.

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Sabato 6 febbraio, via Indipendenza, pomeriggio. La sedicenne cammina assieme a un’amica. Le si para davanti un’altra ragazzina, sconosciuta. La colpisce a uno zigomo con un tirapugni, la spoglia del giubbino di pelle e poi scappa via. La vittima, portata al Sant’Orsola, farà denuncia contro ignoti alla polizia. Lo stesso giorno, alle Volanti della Questura, guidate dal dirigente Fabio Pichierri, arriveranno altre tre segnalazioni, tutte per rapina, tutte dal centro. Tutte con vittime e autori giovanissimi.
Il weekend, dall’autunno scorso, va sempre così. L’aria, dopo il lockdown, è cambiata. C’erano una volta le baby gang di via Val d’Aposa. Infastidivano i passanti, mettevano la musica a tutto volume, lasciavano lattine e incarti del Mc Donald nella stradina dietro la Questura. Un fenomeno non piacevole, ma limitato a un fazzoletto di strade e a numeri che, data anche la conformazione del luogo, non superavano mai le 50 unità. Ma dopo l’estate 2020 qualcosa è cambiato. E le denunce per risse, molestie, aggressioni e rapine segnalate al 113 il sabato pomeriggio sono triplicate. Non si può parlare di una banda: il fenomeno è molto più esteso. Tanto esteso che, qualche settimana fa, la polizia in servizio d’ordine per una manifestazione ha dovuto bloccare la ‘cavalcata’ di due gruppi di circa duecento ragazzini che, tra piazza Maggiore e piazza Re Enzo, erano pronti ad affrontarsi. Li hanno placati, quelli che non sono scappati sono stati identificati.

Tutti minorenni, tra i 14 e i 17 anni. Italiani, stranieri, di seconda generazione: tutti insieme appassionatamente, senza uno stigma, senza un’etichetta. Amici di scuola, di paese, di calcetto. Che il sabato pomeriggio si ritrovano in centro, la maggior parte in piazza del Nettuno, spesso dopo ‘convocazioni’ sui social, Tik Tok in primis. E poi, dopo un po’ di struscio, due battute, si picchiano con i gruppi ‘avversari’.

Non si tratta di esagerazioni. Soltanto dall’inizio dell’anno, e soltanto nei sabato pomeriggio, la polizia è intervenuta su quindici segnalazioni, per risse o rapine, spesso riuscendo a identificare soltanto le vittime, perché gli aggressori si erano dati alla fuga. Le strade sono sempre le stesse: via Indipendenza, via Manzoni, piazza del Nettuno, piazza della Mercanzia.

La logica del branco. Nei casi in cui i responsabili sono stati bloccati dagli agenti, ci si è trovati di fronte al tipico caso del lupo che diventa pecorella: slegati dal gruppo, i ragazzini hanno subito perso prepotenza e sfrontatezza. L’esempio è il quattordicenne denunciato per aver preso a pugni e rapinato della bici un dodicenne domenica 14 febbraio ai Giardini Margherita. Una volta scoperto, l’adolescente è stato subito collaborativo con la polizia. Mantenendo però una profonda omertà quando gli agenti gli hanno chiesto chi fossero i suoi due ‘complici’.

Il movente. Anche negli episodi di rapina, si tratta sempre di scambi ‘alla pari’. Non c’è una spinta economica dietro queste aggressioni, piuttosto la voglia di dimostrare chi comanda, chi è il più forte. Come nell’aggressione citata del 6 febbraio: un atto di prepotenza, di umiliazione, verso chi è ritenuto più debole, per sancire il proprio potere. E a volte la situazione degenera ulteriormente: l’esempio è la rissa a bottigliate, tra giovanissimi tunisini, avvenuta lo stesso 6 febbraio in piazza XX Settembre, conclusasi con quattro arresti e una denuncia, pure per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

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Non sono episodi da sottovalutare. Come dimostra quanto accaduto sabato scorso, in via Manzoni. Una pattuglia delle Volanti ha identificato tre diciottenni, un ventiduenne, un sedicenne e un diciassettenne, tutti tunisini. Addosso non avevano nulla. Ma erano sospetti. Così i poliziotti hanno perlustrato la strada. E proprio vicino al gruppo, nascosto sotto la rampa per disabili di Palazzo Fava, hanno trovato un taser, da 2500 volt, che è stato sequestrato a ignoti. Una pistola elettrica che, se usata con imprudenza, può diventare un’arma, anche mortale. Non un gioco da ragazzi.

E’ il fenomeno noto in Francia della ‘racaille’: immigrati di seconda, terza e ormai quarta generazione che infestano le banlieus. Un fenomeno che non a caso:

In Italia siamo agli albori di questa discesa all’inferno. La soluzione è una sola: stop ricongiungimenti familiari e rimpatri di massa.




3 pensieri su “Baby gang di immigrati terrorizzano Bologna”

  1. Bene.Visto che fuori dal gruppo sono pecorelle smarrite prendetene uno,portatela in un luogo appartato e giù frustate e sale.Poi riportatela nel gregge.Diventeranno più mansueti.E prima di fare casini ci penseranno 2 volte.

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