Ovviamente non rivelano l’identità del trafficante di droga in erba. Ma basta il fatto che non lo definiscano italiano. E poi, italiani con il cognome che inizia per ‘K’ ce ne sono davvero pochi, quasi nessuno.
Diciassette anni e 35 chili di cocaina nell’armadio, accuratamente divisi in panetti e pronti per lo smercio: un carico da 3 milioni di euro. I carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Lodi si sono trovati davanti un adolescente, A.K., quando hanno deciso di perquisire, dopo una segnalazione, una casa del centro di Sant’Angelo lodigiano. Il ragazzo teneva nascoste in camera due valigie piene di cocaina, mentre nell’armadio dei genitori c’erano 700 grammi di hashish, suddivisi in sette piccoli panetti da 100 grammi chiusi nel cellophane.
Quello dei militari è stato un sequestro record per il lodigiano: la cocaina, del valore di oltre 1 milione di euro nel mercato del traffico all’ingrosso, sarebbe stata rivenduta al dettaglio intorno agli 80 euro al grammo e il carico sequestrato poteva fruttare circa 3 milioni di euro.
Il minore è stato tratto in arresto e messo a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Milano. Lo sviluppo delle indagini sarà esteso ai componenti del nucleo familiare. Alcuni, dal pomeriggio di venerdì, hanno fatto perdere le loro tracce.
La privacy del delinquente è importante, ma ancora più importante è non rivelare le origini. Guai a quel Dirigente del Commissariato o Comandante dei Carabinieri che diramasse dati “sensibili” sulla etnia del delinquente di turno si configurerebbe il reato di “violata consegna” che, soprattutto nel caso dei Carabinieri, sarebbe esiziale ai fini della carriera di un Ufficiale.