Dopo l’ondata di scippi migranti delle ultime settimane, i residenti del Pigneto, quartiere romano della movida, hanno lanciato una petizione per chiedere più sicurezza. La denuncia: “Siamo ostaggio di pusher e balordi, qui non si può più uscire di casa”. La potenza delle petizioni. C’è ancora chi crede di risolvere i problemi raccogliendo firme.
https://video.ilgiornale.it//sites//default//files//video//2021//02//06//SCIPPI5.mp4
“Qui il coprifuoco scatta già alle 18, quando chiudono i bar e la maggior parte delle attività, le strade sono buie e percorrerle da soli è pericoloso”, ci dice la titolare di una bottega di alimentari. Anche lei, di recente, è stata derubata della borsa mentre scaricava la merce dall’auto al suo negozio.
Una decina di giorni fa, ad un’altra ragazza, è stato sottratto il cellulare mentre stava rientrando a casa in via Ascoli Piceno. È una delle strade che i residenti indicano come più pericolose assieme a via Fanfulla da Lodi. Qui, un vecchio rudere abbandonato, al civico 38, è diventato il quartier generale di un gruppo di stranieri. Due giorni fa c’è stata l’ennesima retata. Ma i vicini assicurano che chi frequenta quello stabile fatiscente è già tornato per portare avanti i suoi traffici come se nulla fosse.
“È una settimana che vengono, fanno piazza pulita e loro tornano lo stesso”, ci spiega un uomo che abita qualche civico più in là. “Il viavai di chi viene qui ad acquistare droga è continuo. Arrivano da tutti i quartieri di Roma, non ne possiamo davvero più”, si lamenta. Secondo Massimo Improta, dirigente dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura, che incontriamo nel suo studio all’interno della Sala Operativa, i reati negli ultimi mesi in realtà sono diminuiti. Ma la percezione di insicurezza no.
“La visibilità che pusher e malintenzionati hanno in questo periodo all’imbrunire è massima e quindi questo può far percepire ai cittadini un incremento di delittuosità, che però non ci risulta”, ci spiega. Il quartiere, assicura Improta, è sorvegliato speciale delle forze dell’ordine. L’appello, quindi, è di denunciare tutti gli episodi che avvengono, per aiutare gli investigatori ad accendere un ulteriore faro. “Basta anche una segnalazione fatta al telefono o tramite YouPol, una app gratuita che garantisce l’anonimato”, spiega il dirigente di polizia. “Per noi – conclude – si tratta di informazioni preziosissime che ci permettono di essere sempre più presenti al fianco delle persone”.
Per carità, bene segnalare. Ma fino a che chi viene segnalato non verrà rimpatriato insieme ad altre migliaia ogni settimana, il problema non sparirà. E’ come prendere un antidolorifico senza rimuovere la pallottola.
Governo di merda napalm ai negri Italiani pecoroni
ma perchè un negro ti dice vaff tu ti spaventi ? ma sei frocio !?