Rifiutano tampone prima di salire in aereo: così i clandestini evitano il rimpatrio

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L’obbligo di aver effettuato un tampone prima di salire in aereo – norma che le compagnie aeree impongono in questo periodo a qualunque passeggero – sta diventando un lasciapassare per la libertà per i clandestini trattenuti al Cpr di Torino, che ogni settimana rifiutano di sottoporsi al test per il Covid – per loro non è obbligatorio – ed evitano così di essere espulsi, vanificando così tutto il tempo in cui sono stati rinchiusi.

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Il loro destino infatti prosegue dentro il centro di permanenza e rimpatrio di corso Brunelleschi fino a quando non scade il tempo a disposizione dell’amministrazione – al massimo 90 giorni, con il nuovo decreto voluto dal governo dell’invasione per rendere ancora più difficili le espulsioni – per trattenere i clandestini in attesa del rimpatrio. Dopodiché le porte del Cpr si aprono e i delinquenti tornano liberi.

All’uscita dal centro ricevono il foglio firmato dal questore con l’ordine – perentorio! – di lasciare entro sette giorni il territorio italiano, ma è una richiesta che cade nel vuoto e restano irregolari in Italia, fino a quando un nuovo controllo non li fa di nuovo finire nelle maglie della giustizia amministrativa.

Questo perché invece di usare aerei militari per espellere in gruppo i clandestini, vengono usati aerei normali. Il che è demenziale.

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Casi del genere sono sempre più frequenti da quando ai migranti è stato chiaro che sottoporsi al tampone è una facoltà, non un obbligo: loro hanno solo diritti. All’inizio della pandemia, i migranti si facevano fare il tampone senza opporsi, poi devono essere stati imbeccati dagli attivisti dei centri sociali che organizzano le rivolte violente nei Cpr, anche in quello di Torino, recentemente dato alla fiamme.

“Il Cpr di Torino ha uno spazio adeguato per permettere ai nuovi arrivati di essere tenuti in quarantena per tutto il periodo necessario, tutela che si aggiunge al fatto che chi entra abbia già un tampone negativo – spiega Michele Sole, dirigente dell’Ufficio immigrazione della questura di Torino – Ma cosa diversa è il tampone prima di salire in aereo, che le compagnie chiedono che sia effettuato entro 72 ore dalla partenza: probabilmente il passaparola che si è diffuso tra stranieri ha suggerito a qualcuno che questo poteva essere un escamotage per evitare il rimpatrio e da alcuni mesi molti rifiutano il tampone”.

La maggior parte degli stranieri coinvolti sono tunisini: ogni settimana erano previsti due voli di rimpatrio per la Tunisia con circa 80 posti, che ora non partono più per mancanza di passeggeri. Ma il fenomento coinvolge anche ospiti di altre nazionalità, rappresentate in misura minore. E la conseguenza è che il Cpr di Torino sfiora il massimo della capienza e, se si escludono alcuni trasferimenti verso altri centri italiani, ora il turn over è praticamente annullato e sono ridotti al minimo i posti per nuovi ingressi di irregolari.




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