Aifa: no a seconda dose no se contagio dopo prima

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Questo è il motivo per cui non si fa una vaccinazione di massa con richiamo durante una pandemia, rischia di selezionare varianti più aggressive rendendo inutile il vaccino.

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Aifa: 2a dose no se contagio dopo prima
In caso di infezione da Covid dopo la
I dose di vaccino,non è indicato sommi-
nistrare la seconda dose,spiega l’Aifa.

Nel caso di contagio infatti l’infezio-
ne rappresenta un potente stimolo per
il sistema immunitario che si somma a
quello fornito dalla prima dose di vac-
cino, perciò non è indicato fare la se-
conda dose.Tuttavia, precisa l’Aifa,la
vaccinazione parziale e la successiva
infezione “non precludono eventuale ri-
chiamo della vaccinazione nel futuro,se
i dati sulla durata della protezione
immunitaria indicheranno la necessità”




16 pensieri su “Aifa: no a seconda dose no se contagio dopo prima”

  1. Non sono certo un esperto in materia, quindi non mi pronuncio sul caso specifico. Mi azzardo però a dire che la narrazione alla quale ci sottopongono pare proprio presentare una certa quantità di incongruenze. Quando ci si trova di fronte a incongruenze significa che c’è chi mente (non disponendo di dati certi, è difficile se non impossibile capire da chi) e/o chi ignora la materia della quale parla.

    Si apre qui una serie di considerazioni, magari aria fritta, magari no.

    1) Son finiti i tempi in cui Redi dava corpo ai suoi studi con quattro scaffali e un po’ di vasi di vetro o Mendel scopriva le leggi dell’ereditarietà con un orto e un taccuino

    2) Fare “ricerca” oggi significa poter disporre di mezzi parecchio complessi.

    3) Disporre di quei mezzi significa disporre di grandi quantità di denaro.

    4) Le grandi quantità di denaro non crescono sugli alberi, per procurarsele occorre entrare nelle grazie di chi ne dispone.

    5) Chi dispone di grandi quantità di denaro dispone in genere anche del potere decisionale.

    6) Gli “scienziati” possono accedere ai finanziamenti (e quindi a certi rami della “ricerca”) solo se sono spregiudicati e disposti a vendersi, ovvero ad accettare una forte polarizzazione dei risultati DA CONSEGUIRE.

    Quanto sopra porta a rendere INAFFIDABILI le affermazioni degli scienziati. E sappiamo bene che quando in un gruppo c’è anche solo una manciata di mentitori, l’intero gruppo deve prudenzialmente perdere credibilità da parte di chiunque non abbia gli strumenti per verificare l’attendibilità delle enunciazioni. MA per accedere a quegli strumenti occorrono fondi ingenti, e siamo da capo.

    La storiaccia che stanno riversando nelle nostre teste non è un caso isolato, è l’ennesimo tassello che si aggiunge a un mosaico già piuttosto ben delineato, del quale la Scienza (quella vera e sincera) è più vittima che protagonista. A noi non è più dato sapere dove sta la Scienza degli Scienziati maiuscoli, perché la “scienza” degli “scienziati” pusillanimi e venduti la oscura e disperde in un mare di menzogna ed inattendibilità.

    Fate quel che vi pare di quel che ho scritto.

  2. Ne converrai che chiamare “scienziati” un gruppo di prezzolati in camice che badano più alla pecunia che ai risultati ottenuti arreca una grave offesa a quelli che lavoravano nell’orto ma erano irreprensibili studiosi.
    Preparare in fretta e furia un vaccino è stato facile, hanno preso (evidentemente!) il ceppo più virulento che hanno trovato, ne hanno isolato una quantità (forse troppo elevata) e l’hanno inoculata alle cavie della strada, a uomini di nessun peso, quali principalmente medici ed infermieri pensando che così avrebbero impestato più gente possibile, trovandosi a stretto contatto con persone fragili. Diversamente avrebbero scelto categorie diverse.
    Il principio attivo altro non è che il virus stesso, ma in quantità eccessiva il corpo non è in grado di contrastarlo e socccombe. Comunque se funziona con alcune malattie naturali non è detto che funzioni con questa che è di sintesi.

    1. Zanetti: “Ne converrai che chiamare “scienziati” un gruppo di prezzolati in camice che badano più alla pecunia che ai risultati ottenuti arreca una grave offesa a quelli che lavoravano nell’orto ma erano irreprensibili studiosi.”

      Certo che ne convengo.

      E’ tutta una questione di (possibilità di) indipendenza. In campo scientifico, i “giochi” hanno ormai raggiunto una scala tale da escludere chiunque non sia inserito in un contesto di scala altrettanto megalitica. Gli scienziati, se vogliono indagare l’ignoto, non possono fare altro che “affigliarsi” agli ambienti dove girano le grandi disponibilità di mezzi. “Affigliarsi” implica perdere la propria indipendenza e, terra terra, obbedire agli ordini che arrivano dal commitente. O mandi giù la sbobba che t’arriva nel piatto, o vieni escluso. E’ un meccanismo pressoché automatico quello per il quale a vincere sono i più corruttibili., i venduti. Gente che ha la stessa attitudine etica di chi cuciva insieme i gemelli per vedere i risultati, pilotata da altra gente che ha la stessa attitudine etica di chi cuoceva gli oppositori su quattro fascine di legna.

      Gli altri? E chi li conosce? Non potranno mai emergere in una situazione del genere, mai potranno disporre di quel che serve per esercitare attività di ricerca non orientate, figuriamoci quelle con finalità filantropiche!

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