Comune toscano vuole rimanere italiano: vieta negozi etnici in centro

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Il piccolo comune a guida leghista di Montevarchi, in Toscana, consentirà in futuro solo la presenza di aziende con insegna in italiano.

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La giunta ha varato una nuova legge a tutela dell’identità del centro cittadino, secondo la quale sono consentite solo le insegne dei negozi in lingua italiana e comunque con caratteri latini.

Nella città dei 24.000 vicino ad Arezzo, Toscana, sexy shop e discoteche così come sale giochi saranno banditi in futuro. Sono state imposte restrizioni anche all’apertura di uffici per il trasferimento di denaro e internet cafè, spesso gestiti da immigrati, nonché negozi che vendono cibi esotici.

PD e il movimento delle cinque stelle, ormai lo stesso partito, hanno descritto questo provvedimento moderato come “ingiustizia e razzismo”. Il sindaco Silvia Chiassai ha respinto la richiesta. La nuova normativa si ispira a normative simili tra l’altro già introdotte da città toscane di centrosinistra come Firenze e Lucca. “Vogliamo solo che le insegne siano leggibili per i cittadini, come già avviene in altre città toscane e italiane”, ha detto, sminuendo un po’ l’iniziativa.

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Fratelli d’Italia della Provincia di Arezzo, con Francesco Lucacci e Lorenzo Allegrucci, ha difeso a spada tratta gli ultimi provvedimenti della giunta Chiassai sui centri storici, sottolineando che tutelare il decoro e rilanciare il commercio e l’artigianato italiano è anomalo solo per il Pd di Montevarchi (“si è stracciato le vesti, accusando addirittura il sindaco Silvia Chiassai di razzismo!”). FdI ha ricordato che norme simili a quelle approvate a Montevarchi, che impongono in queste aree della città di avere solo certi tipi di attività commerciali e cartelli scritti nel nostro alfabeto per risultare comprensibili, sono stati proposti e approvati in tante altre città toscane, con giunte di centrodestra come Arezzo, ma, (“senza che al Pd di Montevarchi se ne siano mai accorti”), anche con giunte di centrosinistra come quelle di Firenze e Prato.

“Se davvero i detrattori del regolamento, che stanno fomentando la polemica contro l’amministrazione di Montevarchi, credono a quello che hanno dichiarato sulla stampa, allora perché non hanno gridato allo scandalo quando a produrre atti come questo sono stati i sindaci del loro stesso partito? – Si sono chiesti Lucacci e Allegrucci -. In questo regolamento si tutelano la cultura, la tradizione e l’identità di un’area che dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello di Montevarchi”. Secondo Fratelli d’Italia permettere a minimarket e negozi etnici di insediarsi nei centri storici e accettare una scrittura non comprensibile per tutti sui cartelli non ha nulla a che fare con l’integrazione e l’accoglienza. “I nostri centri storici si caratterizzano, oltre che da un punto di vista architettonico, anche nelle attività artigianali e commerciali che devono dare continuità al patrimonio storico e culturale delle città – hanno aggiunto -. Ma a quanto pare, se le persegue un sindaco di centrodestra, la tutela e il decoro della città e il rilancio del commercio e dell’artigianato italiano diventano delle gravissime colpe per il Pd! È la solita sterile e ridicola propaganda politica locale di chi non sa nemmeno cosa fa il proprio stesso partito a qualche decina di chilometri”, hanno concluso Lucacci e Allegrucci.

Comunque è una battaglia giusta ma di retroguardia: non devono entrare in Italia.




3 pensieri su “Comune toscano vuole rimanere italiano: vieta negozi etnici in centro”

  1. Non solo i negozi etnici, ma anche la presenza di ambulanti senegalesi e bengalesi rappresenta uno stupro per i nostri centri storici.

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