La 90enne ammazzata dall’immigrato adottato dal Comune di Milano

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E’ stato mandato a processo e la prima udienza fissata nei prossimi giorni, l’11 gennaio davanti alla Corte d’Assise di Milano, Dobrev Damian Borisov, 23enne richiedente asilo che ha ucciso Carla Quattri Bossi, 92enne (il figlio della donna aveva preso in affido il ragazzo da minorenne aderendo ad un’iniziativa del Comune di Milano) trovata morta il 5 gennaio scorso con una grossa ferita al cranio in una cascina-agriturismo nel quartiere Gratosoglio, alla periferia di Milano.

Anziana 90enne massacrata a morte: fermato è un immigrato, lavorava per lei

L’assassino era arrivato lì quasi tre anni fa, appena maggiorenne. Lui, il solito ‘minore non accompagnato’ che il Pd ci impone di mantenere, aveva passato un paio di anni a vivere in strada tra Roma e Milano. A fare cosa, lo sappiamo tutti.

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Dalla 90enne aveva trovato un lavoro e una famiglia, e l’ha uccisa. E anche per i proprietari di quella cascina era diventato uno di famiglia, quasi un figlio: idioti.

Violenza furiosa e cieca: il bisogno di soldi, il no e la lite che si trasforma in una brutale, spaventosa, esecuzione.

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Il killer di Carla Quattri Bossi, la 90enne uccisa nella notte tra sabato e domenica nel “Podere Ronchetto”, la cascina di via Pescara, al Gratosoglio, che la donna gestiva con i suoi quattro figli, uno dei quali vive lì, si chiama Dobrev Damian Borisov, un bulgaro di ventuno anni che nel podere si occupava degli animali e dei piccoli lavori di ristrutturazione.

Come c’era arrivato? Lo ha mandato lì il PD: era entrato in un progetto di collaborazione tra comune di Milano e associazioni di volontariato per aiutare i “ragazzi meno fortunati”. Gli immigrati che poi uccidono: ora il Comune di Milano andrebbe perseguito per omicidio colposo. Come chiunque ha sparso e sta spargendo questo cancro in tutta Italia.

Proprio grazie a questa cooperazione, il 21enne aveva iniziato a lavorare nella cascina in cambio di vitto, alloggio e una somma di denaro. Denaro che però, evidentemente, a lui non bastava. Così – stando a quanto ricostruito dalla Squadra Mobile, guidata dal dirigente Marco Calì – sabato sera lui si sarebbe presentato nell’alloggio della 90enne e le avrebbe chiesto dei soldi. La donna, però, avrebbe detto di no e sarebbe nata una lite: Dobrev, secondo i primi accertamenti della Scientifica, avrebbe a quel punto impugnato un barattolo di marmellata e le ha sfondato il cranio. Poi le ha legato i polsi con un pezzo di stoffa – non è chiaro perché -, coperto la testa con un asciugamano, forse per bloccare il sangue, e l’ha trascinata in più punti della casa, magari in un goffo e confuso tentativo di spostare il corpo e farlo sparire.

Una volta in trappola, Dobrev ha ammesso tutto e ha ricostruito – anche se in maniera confusionaria – l’accaduto, dalla lite per il no alla richiesta di soldi, fino all’aggressione. Lui stesso ha anche confessato di aver portato via dalla casa della vittima 150 euro in contanti, che avrebbe consumato bevendo alcol dopo l’omicidio.

Tra poco meno di un mese, a febbraio, il progetto che aveva portato il 21enne dalla famiglia Quattri Bossi sarebbe terminato, ma forse Carla e i figli gli avrebbero aperto ancora le porte di casa loro perché – per dirla con le parole degli investigatori – “per loro era uno di famiglia”. Idioti loro, criminale lui, e criminali quelli del Comune di Milano. Che però non vanno a processo.




2 pensieri su “La 90enne ammazzata dall’immigrato adottato dal Comune di Milano”

  1. La tecnica ricorda molto l’uccisione di una preda africana nella savana, viene soppressa poi legate le zampe per issarla su di un bastone e portata via a spalla. L’asciugamano sul volto dopo l’omicidio non serviva a fermare il sangue, è tipico di chi prova un fugace rimorso, infatti quando gli inquirenti non conoscono l’identità dell’assassino se accade di trovarla in quelle condizioni capiscono che c’è un legame di “amicizia” o parentela ecc…
    Ma se analizziamo la questione la vecchia sfruttava la manodopera a basso costo, non possiamo certo definirla una benefattrice, quelli che noi definiamo “buonisti” in realtà non sono spinti da nobili sentimenti ma negrieri che vanno combattuti senza sosta perché non solo incentivano gli sbarchi ma creano il vuoto lavorativo intorno a noi. Positivo il fatto che sia morta, ma per come la penso, ha scampato anche troppo a lungo.
    Non ho capito il figlio straniero se era suo, avuto da un bulgaro, o un’altra adozione per interesse (lo stato elargisce degli aiuti economici)

I commenti sono chiusi.