Islamici si riuniscono in moschea (abusiva) nei giorni ‘rossi’: “Loro possono”

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Afflusso di fedeli con i loro tappetini per le preghiere nella sede per il culto islamico di via Fabbretti, nonostante la “zona rossa” impedisse ogni spostamento, esclusi quelli espressamente autorizzati e accompagnati da autocertificazione (tra cui, però, è ammesso l’esercizio del culto religioso): la segnalazione, relativa agli ultimi giorni delle feste di Natale, viene dal comitato dei residenti del vicolo, la traversa di via Ravegnana dove da anni c’è una contrapposizione tra gli abitanti e il centro islamico. I residenti lamentano un carico urbanistico non adeguato alla piccola strada, con traffico, schiamazzi, rumori anche in orari del riposo e in generale mancanza dei requisiti di sicurezza per un luogo potenzialmente frequentato. Inoltre viene lamentato anche un possibile uso del vecchio capannone non corrispondente alla sua destinazione d’uso urbanistica, soprattutto dopo il ritiro della qualifica di Aps (associazione di promozione sociale) da parte della Regione, qualifica che permetteva appunto degli usi in deroga di spazi destinati all’attività artigianale.

“Dopo il lockdown di primavera, effettivamente rispettato, abbiamo notato quest’estate una ripresa dell’afflusso, anche se non nelle dimensioni precedenti – spiega l’avvocato Arnaldo Bolognesi, referente del comitato -. Ma noi riteniamo che, alla luce della cancellazione dall’elenco dell’Aps, Afaf non possa svolgere attività all’interno dei locali di via Fabbretti”. Una ventina di giorni fa il comitato di via Fabbretti ha formalizzato questa posizione in una diffida al Comune, “a cui non abbiamo ricevuto risposta”. Intanto, spiega Bolognesi, “abbiamo documentato nel giorno della vigilia di Natale e nei giorni successivi un afflusso, non esagerato ma presente, di persone che si recavano nel centro islamico con il tappetino della preghiera”.

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Il caso ancora una volta è di natura amministrativa. Praticare il culto religioso, infatti, è stato inserito come motivo valido per gli spostamenti nei giorni di “zona rossa”, per cui apparentemente niente di illecito. Però contesta il comitato: “Ma la Cei ha integrato la norma dando disposizioni per le chiese cattoliche in cui si prevedono doppie vie di uscita, sanificazioni dei locali e delle panche, norme di prevenzione sanitaria che devono valere per tutti i luoghi di culto”, sempre Bolognesi, mentre via Fabbretti – rileva il comitato – non avrebbe per esempio i due ingressi per separare entrate e uscite dai locali. “Ma anche se dovesse essere equiparata ad una chiesa, cosa suggerita anche da un loro cartello di quest’estate in cui si annunciava la chiusura per 7 giorni di quella che veniva definita ‘moschea’ – continua Bolognesi -, ricordo che questo non è permesso dal piano urbanistico del Comune”.

E se non è una moschea, cioè, un luogo di culto, allora – ragiona il comitato – non può che essere un’associazione, un circolo privato, quindi centri aggregativi a cui il Dpcm di fine ottobre ha imposto la chiusura, come per esempio i circoli Arci e le attività delle associazioni culturali. Insomma, per il comitato non si possono essere ritrovi di pubblico in via Fabbretti in base alle norme vigenti, sia quelle temporanee sul Covid, sia quelle generali di natura urbanistica. “Nella strada c’è anche la chiesa cinese che sta rispettando queste norme”, chiosa Bolognesi.

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Su questa situazione fa chiarezza l’assessore all’Urbanistica e vicesindaco Daniele Mezzacapo, Lega: “Nello stabile di via Fabbretti c’è una piccola porzione, inferiore ai 100 metri quadri di superficie, in cui sono consentite dal punto di vista urbanistico le attività di preghiera, che in questo caso vengono effettuate da una Onlus che ha fini religiosi. E queste, essendo permesse anche nei ‘giorni rossi’ motivano come leciti gli spostamenti”. Per cui, sempre Mezzacapo, “i continui accertamenti della Polizia Locale confermano un afflusso debole di fedeli, così come emissioni sonore udibili all’esterno”. Però, aggiunge il vicesindaco, che ha la delega all’Urbanistica e alla Sicurezza “non viene più utilizzata la parte grande del capannone adiacente, che non può più essere adibito ad altri usi se non a quello artigianale, tanto che non c’è più quell’affluenza problematica del passato di 300-500 persone segnalate nella strada”. Mezzacapo infine promette controlli continui della Polizia Locale “contro eventuali assembramenti all’interno, dato che l’area deputata al culto è inferiore ai 100 mq, cioè molto piccola”.

Capito? La moschea è abusiva ma – secondo le regole del governo – loro possono riunirsi in assembramento per ‘motivi religiosi’ in uno spazio peraltro piccolo, mentre voi non potete frequentare palestre e piscine. Chi diffonde il virus?

L’Islam non è riconosciuto come tale dallo Stato italiano, quindi i ‘motivi religiosi’ non esistono. Inoltre quella è una moschea abusiva. Ma loro ‘possono’.




3 pensieri su “Islamici si riuniscono in moschea (abusiva) nei giorni ‘rossi’: “Loro possono””

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