Prosegue il nostro viaggio nel pensiero sui di noi degli islamici che ospitiamo in Europa.
L’imam Abdelhadi Doudi. Le autorità francesi hanno più volte chiuso e poi riaperto la sua moschea salafita.
“La chiusura della moschea è un attacco contro i musulmani! Se un prete è accusato di pedofilia, non chiudiamo la sua chiesa!. In ogni caso non ho mai sentito l’imam invocare odio o jihad armato”, protestava un fedele.
Era distratto. In effetti, in almeno una trentina di sermoni in arabo, l’imam Abdelhadi Doudi e altri salafiti invitarono al jihad, ad uccidere i miscredenti e gli adulteri, gli ebrei “impuri, fratelli di scimmie e maiali”, a lapidare le donne e adottare la legge del taglione.
La corrente salafita, quella più pura nell’islam, ha preso piede in Francia e progredisce a Marsiglia. Città etnicamente devastata.
L’influenza dell’imam non si limitava alla moschea ‘sospesa’, e neanche alla città di Marsiglia: si espandeva in tutta la regione al confine con l’Italia, a Vitrolles, ad Avignone e ad Aix-en-Provence”.
La moschea, come tutte le moschee, non è solo un luogo di culto. Ospitava una madrassa, scuola coranica che accoglieva bambini a partire dai 5 anni. Secondo la prefettura, “le prediche influenzano gli abitanti del distretto e nelle scuole gli studenti riprendono i discorsi d’odio tenuti in moschea, tanto che i ragazzi legittimano attacchi come quello a Charlie Hebdo”.
Ma non puoi bloccare quella che è una invasione demografica chiudendo le moschee, che ne sono solo l’espressione fisica. Serve, anche in Europa, un premio Nobel per la pace birmano.
San Suu Kiy, grande donna. Ha pure sposato un bianco fatto con lui due figli, quindi pure intelligente e che sa dove si trova la qualità. A differenza di troppe bianche che si fanno ingroppare dai ne(g)ri.
Un premio Nobel per la Pace, giustamente, perché ha cacciato la feccia musulmana dalla propria patria. Pace e Islam sono incompatibili.