Immigrati regolari non ci pagano le pensioni: la metà non lavora

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Gli immigrati regolari, tranne poche centinaia di migliaia – e ci stiamo tenendo molto alti -, non sono una ricchezza.

Dicono, ad esempio, che gli immigrati vengono in Italia a lavorare. Ma allora ci devono spiegare i numeri diffusi lo scorso anno da un’organizzazione xenofila legata alla Chiesa italiana, la Fondazione Moressa, e confermati anche quest’anno dalla Caritas.

Presentando il Rapporto 2019 sull’economia dell’immigrazione, la fondazione aveva informato che c’erano 2,5 milioni di occupati stranieri. Gli stessi confermati quest’anno.

Questo significa che in Italia ci sono altri 2,7 milioni di immigrati che non lavorano. E pesano sul welfare. Meno della metà di loro sono minori, che non si comprende cosa vengano a fare in Italia se “gli immigrati vengono a fare i lavori che gli italiani non vogliono fare”, e gli altri sono semplicemente scrocconi che vengono a farsi mantenere: non è un caso che siano state centinaia di migliaia le richieste di stranieri per il ‘reddito di cittadinanza’, bloccato ad ora solo grazie ai paletti inseriti dalla Lega. Che Pd e M5s vogliono rimuovere.

Altro che risorsa, immigrati sono una tassa: quanto ci costano

E che oltre metà non lavorino, vuoi per l’età o perché venuti a farsi mantenere in hotel – 100mila di loro sono nel business dell’accoglienza, ed erano il doppio prima di Salvini -, non sorprende, visto che in Svezia, quelli arrivati dal 2015 sono al 90 per cento disoccupati.

Detto che non sono loro a produrre il 9% del Pil, ma semmai le imprese che li assumono, rimane un numero molto basso, inferiore alla percentuale di incidenza nella popolazione: significa che, anche con questo calcolo inesatto, producono meno ricchezza di quella che dovrebbero. I numeri della ricchezza pro-capite non mentono, sono crollati con l’immigrazione:

In 20 anni quadruplicati immigrati e crollata ricchezza: sarà un caso?

E questo non sorprende, visto che è la stessa Fondazione Moressa a spiegare che gli occupati stranieri si concentrano nelle professioni non qualificate (33,3%), solo il 7,6% qualificate. Il restante 60% si divide quasi equamente tra operai, artigiani-commercianti e impiegati. Ovvero a basso valore aggiunto: questi non si pagano nemmeno le loro future pensioni. Senza contare i 5 miliardi annui di Pil che portano via con le rimesse, rimesse che non esisterebbero se i loro lavori fossero fatti dai 5 milioni di italiani disoccupati.

E lo fanno entrando in concorrenza con gli italiani:

Effetto immigrazione: peggiora la qualità del lavoro

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E questo senza considerare il danno sociale dell’immigrazione di milioni di immigrati. Se non si entra nell’ordine di idee che è l’immigrazione a uccidere un popolo, indipendentemente dal fatto che sia o meno regolare, meglio darsi alla musica.

Quando fai entrare 200mila immigrati ogni anno con i ricongiungimenti familiari, avere chiuso i porti serve a poco.

L’immigrazione non va regolata, va bloccata. Poi, fra qualche anno, quando avremo liberato l’Italia da una presenza eccessiva, potremo di nuovo pensare ad ingressi regolati di poche migliaia di individui l’anno.

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Anche la Caritas ha dovuto ammettere un mese fa che gli immigrati in Italia non servono a nulla. Se non a garantire le attività stesse della Caritas che, infatti, si becca attraverso le varie entità della Chiesa la metà circa del business accoglienza.

Lo si evince chiaramente nel 29mo Rapporto Immigrazione 2020 di Caritas italiana e Fondazione Migrantes, intitolato “Conoscere per comprendere”. In Italia ci sono 5.306.548 immigrati residenti, l’8,8% della popolazione. Romania, Marocco, Albania, Cina, Ucraina e India sono i primi Paesi di provenienza.

La ricerca smentisce la vulgata che gli immigrati vengano in Italia per lavorare. Degli oltre 5 milioni di immigrati regolari, infatti, solo 2.505.000 sono i lavoratori stranieri.

Avete letto bene: lavora meno della metà degli immigrati residenti in Italia. Questo è dovuto in parte ai quasi centomila che ospitiamo in hotel come ‘richiedenti asilo’, le migliaia che stanno sul divano col reddito di cittadinanza insieme agli amici di Di Maio.

Ma soprattutto ai famigerati ricongiungimenti familiari che portano genitori di chi lavora, così prendono subito la pensione sociale – parliamo di altri 100mila nullafacenti che in Italia non hanno mai lavorato – oltre a moglie e figli che portano sussidi. Come la famiglia di bengalesi che beccava 60mila euro in sussidi:

Domanda: perché se, in teoria, ci servono 2 milioni di lavoratori, ci dobbiamo anche prendere i parenti?

Posto che almeno la metà di questi lavoratori ruba lavoro ai nostri disoccupati o fa lavori inutili come vendere aste da selfie, se proprio li vogliamo per lavorare, allora lavorino e poi tornino a casa portandosi anche le conoscenze acquisite e dando la possibilità ad altri, a rotazione, di venire a lavorare e acquisire conoscenze. Altrimenti non è immigrazione, è ripopolamento.

Stiamo invece importando povertà e parassitismo. Tutte cose che piacciono alle componenti pauperiste di Chiesa e politica: loro vogliono poveri per sentirsi buoni. E ne hanno bisogno per sfruttare la classe media.

Abbiamo, ad esempio, 860.000 alunni stranieri nelle nostre scuole, 64% nati in Italia. Gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono il 10% del totale: un costo enorme. La loro presenza non permette il distanziamento sociale, ad esempio. Impone classi pollaio. E voi pagate le loro mense.

L’immigrazione è un tumore che ci sta uccidendo. Ma che ingrassa la Caritas e le coop del PD.




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