Non c’è solo il coronavirus.Circa i due terzi degli africani sub-sahariani in cura per AIDS analizzati era infetto da HIV già prima di arrivare in Italia. I dati rivelati durante un convegno ANLAIDS.
Visto che sui barconi sono arrivati in questi anni al 90% sub-sahariani, significa che circa i due terzi di chi sbarca ed è infetto, lo era già prima di arrivare in Italia.
Lo studio ha raccolto, tra luglio 2013 e luglio 2015, i dati relativi a circa 2000 immigrati adulti (africani. europei, asiatici, americani) con infezione da HIV, seguiti presso 57 centri clinici di 9 Paesi europei a spese dei contribuenti in Belgio, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia.
Incrociando la documentazione con le risposte al questionario è emerso che il 50% dei migranti infetti con l’HIV è arrivato in Europa già infetto. L’altra metà si è infettata nel Paese di arrivo, ovviamente frequentando altri migranti: soprattutto attraverso la prostituzione.
Ancora più alto il dato per gli immigrati provenienti dall’Africa sub-sahariana, quindi di quelli che sbarcano: quasi i due terzi ha contratto l’infezione prima di emigrare, mentre è l’opposto per chi si sposta dall’Europa Occidentale, dai Caraibi e dell’America Latina, soprattutto se maschi omosessuali che la contraggono poi, ‘grazie’ alla promiscuità sessuale.
La cosa, per gli africani non sorprende, visto che provengono da paesi dove l’AIDS è endemica.
Sempre durante il convegno, Anlaids ha presentato in anteprima i dati di un ulteriore studio che riferiscono che le probabilità di contrarre l’HIV aumentano di 4 volte durante la permanenza in Libia. Poi vengono in Italia sui barconi, e non fanno di certo le analisi del sangue al momento degli sbarchi.
Anche una volta arrivati in Europa e “regolarizzati”, il rischio di essere infetti permane 4 volte più alto tra gli immigrati rispetto, per esempio, agli italiani.
Insomma, stiamo importando masse di infetti. E quando non sono già infetti, lo diventano una volta sbarcati. Dovremmo aiutarli a non infettarsi a casa loro, attraverso una massiccia campagna di informazione e distribuzione di preservativi. Che avrebbe anche l’effetto di limitare la disastrosa crescita demografica africana. Che non può che finire male. Per noi e per loro.
Nigeria e Togo sono gli stati più impestati dell’africa.In Nigeria ci sono stato 3 anni per lavoro e quel paese di merda lo conosco bene.La popolazione è impestata al 98% puttane comprese.In Togo sta scomparendo un’intero popolo.Congo,angola,mozambico,uganda,sudafrica,kenia sono sulla buona strada.Auguri.
Ali mortacci… stanno scomparendo?? Ma cosa dici? Non lo sai che quelle popolazioni si riproducono come se non ci fosse un domani?
Quello che affermi è vero,ma non tieni conto che l’aspettativa di vita in Nigeria non arriva a 33 anni per la stragrande maggioranza della popolazione nelle condizioni in cui vivono.Una ragazzina di 15 anni ha già due/3 figli…e a 10 anni hanno già il ciclo…se poi ci aggiungiamo le varie epidemie di colera/tifo/ebola che scoppiano ogni tanto-la sono endemiche e che mietono migliaia e migliaia di vite fanno il resto.Naturale che si riproducano come ratti.Se non lo facessero la popolazione si estinguerebbe nel giro di 20 anni….Sopravvivono alla legge di natura i più forti.Quelli che vedi in giro.