Spacciatori albanesi e ‘ndrine a caccia di Brumotti: spari e aggressione a Roma – VIDEO

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«Ti devono proprio tagliare la gola, ti devono ammazzare». Nuove minacce e insulti per il coraggioso Vittorio Brumotti. Stavolta vittima degli spacciatori albanesi e della ‘ndrangheta che continuano a vendere morte sulle strade del quartiere San Basilio, a Roma. Nemmeno l’emergenza coronavirus impedisce loro di delinquere.

«Qui c’è un vero e proprio supermarket della droga, uno dei più grandi in Europa, aperto 24 ore su 24 e gestito dalle potenti ‘ndrine calabresi e dalla mafia albanese”, racconta Brumotti. Che comunque ha portato a casa un risultato. Molti pusher sono stati fermati e con loro – almeno per qualche ora – le attività di spaccio. Una battaglia che a San Basilio è combattuta anche da don Antonio Coluccia, il prete sotto scorta che da mesi cerca di riappropriarsi del territorio e che Brumotti ha intervistato: “Presidiamo questo luogo tutti i giorni da quattro mesi e cerchiamo di fare prevenzione, ma per molti dei residenti io sono ancora il prete infame».

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La volta scorsa erano anche volate pallottole. La verità è che lo Stato non ha il controllo di interi pezzi di territorio.

Eppure sarebbe semplice da risolvere il problema dello spaccio: gli spacciatori vanno eliminati sul posto da squadroni della morte legali con licenza di uccidere. Poi, certo, già chiudendo le frontiere il 90 per cento degli spacciatori non ci sarebbe, e lo spaccio non sarebbe così capillare. E i pochi nostrani, una volta abbattuti, non potrebbero più spacciare.

In particolare negli ultimi tempi, governo rossogiallo e giunta M5s, hanno creato il terreno di coltura ideale per gli spacciatori. Molti di loro godono anche del reddito di cittadinanza. Altri sono usciti grazie ai permessi concessi da Bonafede. Le politiche di Raggi e Conte sono state davvero provvidenziali per i delinquenti del quartiere.




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